NON TORNARE INDIETRO

La storia racconta che Giulio Cesare, quando marciò contro la Gran Bretagna, dopo aver sbarcato, fece salire il suo esercito su un alto promontorio, la scena che videro fu inquietante: le barche con cui erano arrivati stavano bruciando, non era rimasto altro che cenere, il messaggio che Giulio Cesare volle trasmettere al suo esercito fu chiaro: non si torna indietro, da qui non si può fuggire, non ci possono essere ripensamenti, dobbiamo raggiungere il traguardo, vincere a tutti i costi.

Per non avere ripensamenti, per non tornare indietro, la Bibbia ci esorta continuamente ad essere perseveranti, coraggiosi, determinati, ci incoraggia ad andare avanti e ci insegna a confidare nel Signore.

Nel vangelo di Luca al capitolo 11 verso 9 è scritto: Chiedete, e vi sarà dato; cercate, e troverete; picchiate, e vi sarà aperto”,  ma la versione originale traduce:  “chiedete con perseveranza,,  cercate senza stancarvi e troverete, bussate ripetutamente e vi sarà aperto”.

Con perseveranza, senza stancarsi e ripetutamente. Non c’è posto per ripensamenti!

Dio sta formando uomini e donne, che sappiano accettare le sfide e contrastare le opposizioni, Lui ci insegna a non tirarci indietro davanti alle difficoltà.

Nella lettera agli  Ebrei al capitolo 10:39 è scritto: “noi non siamo di quelli che si tirano indietro per la loro perdizione, ma di quelli che credono per la salvezza dell’anima”

Purtroppo però alcuni credenti nella storia biblica, dopo un tempo si sono tirati indietro, Dema per esempio, un collaboratore di Paolo, a un certo punto del suo cammino cristiano ha lasciato Paolo ed è andato via: ”Dema, avendo amato il presente secolo, mi ha lasciato e se n’è andato a Tessalonica” (2Timoteo 4:10); per Dema l’amore per Dio era finito, gli obiettivi probabilmente erano diventati altri.

Anche Figello e Ermogene si erano allontanati da Paolo, sebbene non avessero abbandonato la fede cristiana (2Ti 1:15), probabilmente non riuscivano ad accettare le sfide che Paolo accettava.

Ci sono stati però, nel corso della storia, dei grandi esempi di uomini che hanno saputo perseverare, hanno saputo lottare per il raggiungimento di buoni obiettivi, per esempio Nelson Rolihlahla Mandela, un credente attivista per i diritti civili, che, sebbene abbia dovuto scontare 27 anni di carcere, non ha mai rinunciato al suo sogno: ottenere il pieno riconoscimento dei diritti civili degli appartenenti ai gruppi etnici non bianchi.

Per la sua determinazione ha portato enormi cambiamenti nel sud Africa dove è stato il primo uomo di colore a ricoprire carica di Presidente.

Ludwig van Beethoven, un altro esempio da considerare, fu un grande musicista, ancora prima di aver compiuto i trent’anni il suo udito fu completamente compromesso, ma lui continuò imperterrito a comporre e a suonare, nonostante il suo insegnante l’avesse scoraggiato, e divenne un grande compositore, tanto da essere annoverato tra i più grandi geni della storia della musica.

Questa è la determinazione che ognuno deve avere se vuole raggiungere obiettivi, se vuole determinare grandi vittorie nella propria vita perché non si può parlare di sconfitta fino a quando non si smette di combattere.

La lettera agli Ebrei fu scritta un secolo dopo Cristo, i fruitori erano credenti perseguitati, una Chiesa che viveva l’opposizione, un momento difficile.

La vita è fatta di questi momenti, ma il vero problema di questi credenti era da ricercarsi nel loro carattere:

  • Erano resistenti al cambiamento.

Questi credenti si stavano domandando se valeva la pena continuare in Cristo o ritornare alla religione dei padri, a quella religione ricca di  festività ebraiche, sembravano più attirati dalla gioia di festeggiare che dalla verità.

  • Erano influenzati dalla religione.

Il sincretismo era accentuato in quel periodo anche perché il cristianesimo era nato da poco, c’era la religione ebraica e il paganesimo, il cristianesimo rischiava di diventare solo una forma. Gesù diceva: “Questo popolo mi onora solo con le labbra”

  • Accettavano facilmente il compromesso .

I destinatari di questa lettera erano credenti che non si schieravano definitivamente dalla parte della verità ma, pur di vivere senza opposizioni, erano disposti a soccombere, a compromettersi.

Per questi motivi la Chiesa a cui si rivolge lo scrittore agli Ebrei era una Chiesa debole a cui era necessario ricordare: “noi non siamo di quelli che si tirano indietro per la loro perdizione, ma di quelli che credono per la salvezza dell’anima”

Il nostro nemico spirituale tenterà, se gli riesce, a farci fare inversione di direzione, ha tentato anche con il popolo di Israele, davanti al mar Rosso si sono scoraggiati così tanto da desiderare di ritornare indietro, perdendo completamente la fiducia in Dio.

Ma Dio era con loro, quella colonna di fuoco che li aveva accompagnati ogni notte durante il cammino nel deserto, ora si era spostata e si era interposta tra gli egiziani e il popolo, gli egiziani non riuscivano più a vedere nulla, solo nebbia, mentre il popolo era avvolto dalla luce.

Sappiamo che non è facile rimanere fermi quando i venti sono contrari, ma sappiamo anche che, quando la tempesta arriva, non siamo soli, Lo Spirito Santo è con noi, Gesù ha mantenuto la Sua promessa, ha mandato il Consolatore, Colui che nei momenti difficili ci garantisce il Suo aiuto soprannaturale, un amico fedele che ci accompagna tutti i giorni nel cammino di questa vita, il Parackletos, cioè Colui che ci è vicino e che cammina con noi.

Chi conosce lo Spirito Santo non si tira indietro perchè sa che: “Colui che è con noi è più grande di colui che è nel mondo” Matteo 11:12

Il cristianesimo è fatto per persone determinate :”[…] il regno dei cieli è preso a forza e i violenti se ne impadroniscono” Matteo 11:12,  non c’è spazio per i sentimenti.

Gesù è stato il perfetto esempio, Lui non si è ritirato indietro davanti alla sofferenza, Lui ha attraversato il vituperio, è passato per la vergogna, per quel momento difficile, quel momento particolare, che nessuno vorrebbe attraversare, e ha vinto.

Ci dovremmo domandare quando Gesù è stato lasciato da solo, quando Giuda lo ha tradito, quando i discepoli sono scappati, quali erano i Suoi sentimenti e che ruolo hanno avuto nelle sue scelte? Nessuno, Lui ha perseverato nell’ubbidienza fino alla morte e alla mortte della croce, ha affrontato la vergona, non si è tirato indietro, non ha considerato i suoi sentimenti.

Allora cosa potrebbe indurci a rinunciare? Quale sentimento? Quale situazione? Quale pensiero?

Andiamo avanti e“[…]corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta.” (Ebrei 12:2), senza opporre nessuna resistenza al cambiamento, rinunciando definitivamente alla tradizione e senza cedere a nessun compromesso,

Non si può tornare indietro, bisogna tagliare definitivamente i ponti con il passato, bruciare quelle barche che potrebbero indurci a fuggire e continuare ad affrontare la battaglia che ogni giorno ci confronta, perché siamo la chiesa di Cristo, quella Chiesa che un giorno  raggiungerà il traguardo finale per contemplare la grande vittoria.

                                                                                                           Emanuele Campo e Pastore della CEBA CHURCH di Busto Arsizio VA. Ha conseguito il Bachelor in Studi Religiosi della University of Wales presso la Facoltà Pentecostale di scienze religiose in Bellizzi (SA). Ha collaborato con una missione interdenominazionale dal 1987 al 1998 acquisendo una formazione evangelistica. 

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LA CIRCONCISIONE DEL CUORE

Dopo quattrocentotrenta anni di schiavitù in Egitto il popolo di Dio era veramente stanco, Dio ascoltò il loro grido e la Scrittura ci dice che “scese per liberarli dalla mano degli egiziani” Es 3:8

Ma il faraone era ostinato e non voleva lasciarli partire, Dio inviò il suo servo Mosè per ben sette volte a intimargli: ”Così dice l’Eterno: Lascia andare il mio popolo perché mi serva.” Es 8:1

La risposta del faraone fu sempre la stessa: ‘Siete dei pigri! siete dei pigri! Per questo dite: Andiamo a offrir sacrifici all’Eterno. Or dunque andate a lavorare! non vi si darà più paglia e fornirete la quantità di mattoni prescritta’ .Es 5:17,18.

Il faraone non era disposto a lasciare andare il popolo di Dio, non era assolutamente intenzionato a perdere i suoi schiavi, ma Dio era legato al popolo da un patto, un patto stipulato qualche secolo prima con Abramo: il patto della circoncisione “Sarete circoncisi; questo sarà il segno del patto tra me e voi” Ge 7:11.

La circoncisione consisteva in un intervento nella carne che doveva essere praticato a ogni bambino maschio all’ottavo giorno di vita e  questo aveva il suo significato spirituale: Dio aveva creato ogni cosa in sette giorni e all’ottavo giorno il bambino veniva circonciso, questo segno nella carne sarebbe stato il segno che lo avrebbe identificato come appartenente a Dio e come collaboratore di Dio, partecipe all’opera della creazione, scelto per assicurare il bene per ciò che Dio aveva creato.

La circoncisione rappresentava quindi per Dio e per ogni Israelita:

  • il segno del patto che Dio stesso aveva stabilito con loro;
  • il segno della loro appartenenza a Dio;
  • il segno che garantiva il diritto alla benedizione e alle promesse Dio.

E la benedizione si stava ora manifestando, il popolo di Israele veniva liberato dalla mano potente di Dio, il tempo della schiavitù era passato, finalmente era giunto il grande esodo, iniziava un nuovo cammino, tutti in marcia verso una grande eredità.

Questa liberazione si sarebbe ricordata ogni anno nel primo mese dell’anno, il mese di nissan, l’anno si apriva con questa celebrazione  della pasqua per ricordare al popolo il passaggio dalla schiavitù alla libertà e Dio chiama Mosè e Aronne e istituisce delle norme per questa celebrazione e la norma prevedeva che nessuno incirconciso poteva avvicinarsi alla pasqua, tranne coloro che erano legati a Dio dal patto della circoncisione, un patto che comunicava vita e libertà, un diritto che solo i circoncisi avevano: “Il Signore disse a Mosè e ad Aaronne: «questa è la norma della pasqua: nessuno straniero ne mangi, ma ogni schiavo che avrai comprato potrà mangiarne, dopo essere stato circonciso,  lo straniero di passaggio e il mercenario non potranno mangiarne[………..], siano prima circoncisi tutti i maschi della sua famiglia. poi venga pure a fare la pasqua, e sia come un nativo del paese; ma nessun incirconciso ne mangi.” Esodo 12:43- 48

Ma la circoncisione nel tempo divenne solo una forma e Dio inviò Geremia a parlare al  popolo di Giuda perché circoncidessero non solo la loro carne, ma anche i loro cuori: ”Circoncidetevi per il Signore, circoncidete i vostri cuori, uomini di Giuda”Gr 4:4

Non solo una circoncisione esteriore, ma una circoncisione più profonda, la circoncisione del cuore.

L’apostolo Paolo nel nuovo testamento dirà: “In lui voi siete anche stati circoncisi d’una circoncisione non fatta da mano d’uomo, ma della circoncisione di Cristo, che consiste nello spogliamento del corpo della carne” Colossesi 2:1

Oggi la Chiesa è il popolo di Dio, legata a Dio da un patto eterno, lavata dal sangue di Gesù, perdonata dalla grazia di Dio, in Cristo siamo stati circoncisi di una circoncisione più profonda, una circoncisione di cuore.

La chiamata a lasciarci circoncidere deve riguardare ogni aspetto della nostra vita, Dio vuole che ogni parte di noi sia circoncisa, sia segnata, anche il nostro orecchio, il popolo di Dio non sapeva ascoltare, Dio aveva inviato Geremia affinché conoscessero la Sua volontà e la volontà di Dio era che Giuda si sottomettesse ai babilonesi per ricevere disciplina e correzione, ma il popolo era duro d’orecchio: ”noi non andremo a Babilonia” Geremia li dichiarò incirconcisi di orecchio “Ecco, il loro orecchio è incirconciso, essi sono incapaci di prestare attenzione;[…].” Ge 6:10

La volontà di Dio è che li nostro cuore e il nostro orecchio siano circoncisi, affinché possiamo ascoltare la sua voce che ci invita ad allontanarci sempre di più da tutto ciò che ci rende schiavi.

Con la circoncisione della Chiesa Dio ratifica gli stessi principi:

  • Stabilisce con noi il patto di grazia;
  • Decreta la nostra nuova identità, ora siamo il suo popolo, siamo riconosciuti come coloro che Gli appartengono. Dio considera importante il sentimento di appartenenza, quando Paolo perseguitava i cristiani Gesù lo ha fermato sulla via di Damasco e gli ha chiesto:” Saulo Saulo perché’ mi perseguiti” Atti 22:7 . Nell’antico testamento quando una tribù era minacciata tutto il popolo era pronto a difenderla, si muovevano come un solo uomo.

Oggi purtroppo il sentimento manca, le persone non si sentono più appartenenti a nessuno, a volte  neanche alle proprie famiglie e questo si ripercuote in tutte le sfere sociali e religiose, ma la Parola di Dio dice: ”quanto è buono e piacevole che i fratelli dimorano in insieme” Salmo133:1

La nostra appartenenza a Dio è visibile anche nei luoghi spirituali, i demoni sanno a chi apparteniamo, in Atti 19:13-16  leggiamo: ”Or alcuni degli esorcisti giudei che andavano attorno, tentarono anch’essi d’invocare il nome del Signor Gesù su quelli che avevano degli spiriti maligni, dicendo: Io vi scongiuro, per quel Gesù che Paolo predica. E quelli che faceva questo, erano sette figliuoli di un certo Sceva, Giudeo, capo sacerdote. E lo spirito maligno, rispondendo, disse loro: Gesù, lo conosco, e Paolo so chi è; ma voi chi siete? E l’uomo che aveva lo spirito maligno si avventò su due di loro; li sopraffece, e fece loro tal violenza, che se ne fuggirono da quella casa, nudi e feriti.

  • Decreta il nostro diritto di ricevere le promesse:Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo” Efesini 1:3

Dobbiamo combattere contro tutto ciò che in noi non è ancora circonciso e affrontare il nostro ego con la stessa rabbia e la stessa ostinatezza che ha dimostrato Davide quando ha combattuto contro Goliath, il gigante incirconciso, dobbiamo nutrire lo stesso disprezzo che ha nutrito Gionatan davanti ai filistei incirconcisi, da sempre nemici del popolo.

Due voci: la voce di Dio e la voce del faraone, ancora oggi possiamo sentire la eco di queste due voci.

La voce di Dio continua a dare lo stesso ordine al faraone:“Lascia andare il mio popolo perché mi serva, , ma la voce del faraone  continua a dare la stessa risposta: “’Siete dei pigri! siete dei pigri! Per questo dite: Andiamo a offrir sacrifici all’Eterno. Or dunque andate a lavorare!” in altre parole non ve ne andrete, dovete restare qui, continuare ad essere schiavi, schiavi di paure, di oppressioni, schiavi di pensieri, di frustrazioni, di rabbie, di rancori.

Ma questo non è possibile, noi apparteniamo a Dio, siamo stati circoncisi nell’anima, la natura della Chiesa è una natura di amore, l’apostolo Paolo nel nuovo testamento dichiarerà: ”[…..] Poiché i veri circoncisi siamo noi, che offriamo il nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio […..]Fi 3:3, siamo segnati non nella carne, ma nell’anima, segnati per essere liberi dal male, per fare del bene, per perdonare, siamo nuove creature, rigenerati, siamo stati circoncisi d’una circoncisione non fatta da mano d’uomo, ma della circoncisione di Cristo per entrare a partecipare all’opera di Dio affinché ciò che Dio ha creato funzioni bene.

Si racconta una storiella: ”Un giorno un uomo prese un serpente per liberarlo e il serpente morse la mano dell’uomo e l’uomo lasciò cadere il serpente, ma poi lo riprese e tentò ancora di liberarlo, ma il serpente gli morse di nuovo la mano, l’uomo lasciò cadere il serpente ma  poi  riprovò ancora a prenderlo per liberarlo, un uomo che da lontano aveva osservato tutta la scena rimase perplesso e chiese:” ma perché ti ostini a liberarlo, lascialo morire non vedi che continua a morderti? E l’uomo rispose: il serpente continua a mordermi perché questa è la sua natura, ma la mia natura è fare del bene”

Il faraone non può fermarci, siamo stati liberati dalla mano potente di Dio, il tempo della schiavitù è passato, siamo legati a Dio da un patto eterno, gli apparteniamo, abbiamo le Sue promesse, il grande esodo è iniziato, siamo in viaggio, in marcia verso la grande eredità, un’eredità eterna riservata solo ai santi, riservati a coloro che hanno deciso di circoncidere il loro cuore.

                                                                                                            Emanuele Campo e Pastore della CEBA CHURCH di Busto Arsizio VA. Ha conseguito il Bachelor in Studi Religiosi della University of Wales presso la Facoltà Pentecostale di scienze religiose in Bellizzi (SA). Ha collaborato con una missione interdenominazionale dal 1987 al 1998 acquisendo una formazione evangelistica. 

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UNA VERA AMICIZIA

L’amicizia è un legame di grande valore per la vita di una persona, ma durante il corso della storia ha perso la sua consistenza, il termine stesso è stato inflazionato, dirsi amici è diventato gergo comune, dirsi ti voglio bene oppure ti dò la mia amicizia è diventato troppo facile, basta un click su facebook, ed è altrettanto facile dire ti tolgo la mia amicizia, basta un click.

Ma cos’è vera amicizia, cosa significa essere amici?

Nella Bibbia abbiamo la storia di due uomini che sono stati veri amici, Davide e Gionatan e che oggi possono essere un esempio per noi.

Gionatan era il figlio primogenito di Saul, il primo re di Israele, lui è conosciuto proprio per la grande amicizia che ha dimostrato nei riguardi di Davide. Gionatan si era profondamente legato a Davide, il termine legare significa tessere, diventare un unico tessuto.

[…]e Gionatan si sentì nell’animo legato a Davide, e Gionatan l’amò come l’anima sua” 1Sa 18:1, in Davide lui vide una persona simile a lui, affine.

Si dice che gli opposti si attraggono, ma non è cosi,  le vere amicizie nascono su terreno comune, non basta essere compagni di scuola o colleghi di lavoro, l’amicizia è qualcosa di più, molti dicono che nel corso della vita una persona può stringere un rapporto di amicizia al massimo con due o tre persone.

Gionatan si riconosce simile a Davide, c’è un parallelismo impressionante tra le vicissitudine vissute da Davide e quelle vissute da Gionatan , li vediamo reagire nello stesso modo, per esempio quando Davide affronta Goliath e Gionatan affronta i filistei, entrambi nutrono gelosia per il popolo, non possono tollerare l’arroganza di questi nemici che definiscono con disprezzo “incirconcisi”.

Questo è il terreno comune tra Gionatan e Davide: la fede in Dio e il coraggio di agire nel Suo nome.

Gionatan mostra il suo coraggio in più occasioni, nel periodo della guerra tra Saul e i filistei, mentre Saul si nasconde per paura dei nemici, Gionatan sconfigge 1000 filistei e conferisce comunque gli onori della vittoria a suo padre che era il re.

In un’altra occasione, durante una battaglia tra filistei e Israele, ancora una volta Gionatan affronta i nemici con fede in Dio.

Era una battaglia molto aspra, gli israeliti erano numericamente svantaggiati, 40.000 filistei contro 600 Israeliti, tra l’atro gli Israeliti non avevano armi perché non si trovano fabbri all’interno di Israele. Davanti a questo popolo numeroso Israele scappa e anche  il re Saul scappa, ma Gionatan insieme al suo scudiero, con  una sola spada, decide di fare un’azione contro ogni regola di combattimento “Gionatan disse al suo giovane scudiero: «Vieni, andiamo verso la guarnigione di questi incirconcisi; forse il SIGNORE agirà in nostro favore, poiché nulla può impedire al SIGNORE di salvare con molta o con poca gente. […]  Gionatan salì, arrampicandosi con le mani e con i piedi, seguito dal suo scudiero. E i Filistei caddero davanti a Gionatan; e lo scudiero, dietro a lui, li finiva.  In questa prima disfatta, inflitta da Gionatan e dal suo scudiero, caddero circa venti uomini, sullo spazio di circa la metà di un iugero di terra” 1Sa 14:6-13,14.

L’amicizia tra Gionatan e Davide fu una vera amicizia.

Gionatan difese incessantemente la vita del suo amico Davide dalle minacce di suo padre Saul.

“Gionatan dunque parlò a Saul, suo padre, in favore di Davide e gli disse: «Non pecchi il re contro il suo servo, contro Davide, poiché egli non ha peccato contro di te, anzi il suo servizio ti è stato di grande utilità.” 1Sa 19:4 

In un altro occasione in cui l’ira  di Saul si accese contro Davide, Gionatan rischiò la sua vita per difendere l’amico:“Gionatan rispose a Saul suo padre e gli disse: «Perché dovrebbe morire? Che ha fatto?» Saul brandì la lancia contro di lui per colpirlo.” 1Sa 20:32-33

Gionatan per Davide lasciò il posto di re, un posto che gli spettava di diritto, Lui era il primogenito quindi alla morte di Saul suo  padre sarebbe diventato re per successione, ma Gionatan sapeva che Dio aveva stabilito Davide re di Israele dopo Saul e, senza esitazione, si fece da parte e Lo incoraggiò: “Non temere; poiché Saul, mio padre, non riuscirà a metterti le mani addosso. Tu regnerai sopra Israele, io sarò il secondo dopo di te; e lo sa bene anche Saul, mio padre .” 1Sa 23:17-18

Un giorno Gionatan decise addirittura di togliersi l’intera armatura e donarla a Davide:“Gionatan fece alleanza con Davide, perché lo amava come l’anima propria. Perciò Gionatan si tolse di dosso il mantello e lo diede a Davide; e così fece delle sue vesti, fino alla sua spada, al suo arco e alla sua cintura”. 1Sa18:3,4

Qualche anno prima Davide aveva rifiutato  l’armatura che Saul gli aveva offerto per combattere Goliath , ma ora apprezza l’armatura di Gionatan.

Nel libro di Ester troviamo la storia del re Assuero che un mattino ricordandosi che Mardocheo gli aveva salvato la vita da un attentato voleva benedirlo e chiese ai suoi saggi cosa bisogna fare per onorare un uomo? Gli fu risposto: ”Si prenda la veste reale che il re suol portare, e il cavallo che il re suol montare, e sulla cui testa è posta una corona reale;  si consegni la veste e il cavallo a uno dei principi più nobili del re; si rivesta di quella veste l’uomo che il re vuole onorare, lo si faccia percorrere a cavallo le vie della città, e si gridi davanti a lui: – Così si fa all’uomo che il re vuole onorare!” Ester 6: 8,9

Questo fu ciò che fece Gionatan con Davide, lo onorò, dando i suoi vestiti a Davide stava cedendo il diritto legale di regalità per accettare un ruolo secondario.

Gionatan e Davide strinsero un alleanza eterna, un patto forte, si  impegnarono l’uno verso l’altro a benedirsi reciprocamente e a benedire  tutta la loro discendenza.

Molti anni dopo la morte di Gionatan la loro alleanza era ancora viva, Davide disse: “C’è ancora qualcuno della casa di Saul, al quale possa fare del bene per amore di Gionatan?”2Sa9:1

L’amicizia tra Davide e Gionatan fu una vera amicizia.

Una caratteristica dell’amicizia è che si tratta di un legame con qualcuno che noi possiamo scegliere, certamente non possiamo scegliere i parenti, non possiamo scegliere i nostri genitori, ma la scelta dell’amico è una nostra scelta.

Nella Bibbia vediamo che Dio ha scelto degli amici, per esempio Abramo: “Non sei stato tu, il nostro DIO, che ha scacciato gli abitanti di questo paese davanti al tuo popolo Israele e l’ha dato per sempre alla discendenza del tuo amico Abrahamo?” 2cronache 20:7

In Esodo 33:11 troviamo l’amicizia di Dio con Mosè,  la Bibbia ci dice che Dio parlava con Mosè faccia a faccia: ”Or il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico”

Anche Gesù  ha scelto i suoi amici e questi siamo noi: ”Questo è il mio comandamento che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi”.

Gesù si è unito a noi in una vera amicizia;

Lui ci ha difeso da tutti i nostri nemici;

ha rinunciato ai propri interessi e all’onore personale  morendo sulla croce per noi.

Gesù si è legato a noi in un patto eterno.

Questa è vera amicizia:

una relazione in cui l’uno difende l’altro incessantemente;
una relazione che spinge a lasciare i propri interessi e il proprio onore per amore dell’altro:
un’alleanza che dura tutta una vita e anche dopo.

Se l’amicizia non è tutto questo allora è come quel click: può svanire in un attimo.

Gerry Guadagnato

N/A

L’AMORE VERO DI DIO

Ferite, delusioni, tradimenti, sono un argomento purtroppo conosciuto da tutti, chi potrebbe dire di non avere mai vissuto il dolore dell’abbandono, chi potrebbe dire di non avere mai sperimentato la sofferenza del rifiuto.

Le nostre emozioni purtroppo giocano spesso un ruolo fondamentale nella nostra vita, ci influenzano, a volte addirittura ci dominano e ci guidano, le ferite dell’anima tracciano un sentiero che non vorremmo percorrere.

Diventa sempre più difficile potersi fidare, continuare ad amare.

Chissà quante volte Dio è stato ferito, Dio ha un’anima, in ebrei è scritto: “ il mio giusto vivrà per fede e se si ritrae indietro l’anima mia non  lo gradisce” (Eb 10:38),  Dio ha dei sentimenti , vive delle emozioni,  come noi, Lui si rattrista quando viene ferito, rigettato o abbandonato , ma le sue reazioni sono sempre molto diverse dalle nostre.

Ci sono esempi nella bibbia in cui leggiamo che Dio è stato deluso, per esempio quando all’inizio della creazione Dio vide che l’uomo era malvagio e si penti di averlo creato, oppure quando il re Saul disubbidì, oppure quando Israele che, nonostante era stato tratto fuori e liberato dagli egiziani grazie all’intervento di Dio, scelse di farsi governare da un re anziché da Dio e il Signore disse a Samuele “ Samuele non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me”

Ogni giorno Dio sopporta l’atteggiamento del popolo,  nel salmo 7 verso 11 è scritto: “Dio è un giusto giudice lui si adira o si disgusta ogni giorno”, ogni giorno Lui viene ferito, rigettato, ma ogni giorno continua a manifestare grazia, a manifestare amore.

Perché Dio continua ad amarci nonostante tutto e  non ci tratta come noi meritiamo? Forse perché Lui è Dio?

No, perché il suo amore è inalterabile, irremovibile, incrollabile, il Suo amore è l’amore vero, è l’amore autentico e  tutto ciò che è diverso da questo è solo imitazione.

La Bibbia dice in Romani 5:6 che “mentre eravamo ancora senza forza Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi”

senza forze cioè deboli, ma deboli in che cosa?

  • Eravamo deboli moralmente . La morale non è etica, quando si parla di morale non ci si riferisce a discorsi di elevato valore, la morale  riguarda il comportamento, riguarda le azioni, essere deboli moralmente significa non sapere agire.
  • Eravamo deboli nella comprensione, significa essere senza alcun discernimento. Non volere comprendere è una debolezza  che ci rende vulnerabili, esposti a ogni filosofia perché privi di forti convinzioni .
  • Eravamo deboli nella volontà perché su di noi governava il peccato e per questo eravamo incapaci di esercitare una libera volontà.

 Dio mostra la grandezza del proprio amore  in questo che Cristo è morto per noi mentre eravamo senza forza: senza forza morale, senza discernimento e senza volontà di cambiamento.

Certamente non è perché, come qualcuno pensa, Dio ha deciso di chiudere un occhio davanti ai nostri peccati Non e ‘perché, come qualcuno pensa, alla fine Lui è buono e salverà comunque tutti.

L’amore di Dio non gli fa chiudere un occhio davanti al peccato, non lo fa girare dall’altra parte, al contrario il Suo amore attirerà ogni creatura a sé.

L’amore che Dio ha per questo mondo corrotto condurrà sempre al ravvedimento e alla conversione. “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito figlio affinché chiunque crede non perisca ma abbia vita eterna” (Gv 3:16)

Il suo amore guiderà sempre il peccatore dal peccato alla croce e la Chiesa dalla croce all’eternità .

Dio conosce il peso del peccato, e sa che solo il Suo amore può farci recuperare la libertà e l’autostima, purtroppo  la cecità e l’ostinazione dei nostri cuori ci hanno convinto che non c’è alcun male nel peccato, ormai anche gli psicologi stanno trattando i disagi psichici con terapie di recupero che tendono sempre più a minimizzare la gravità del peccato per la liberazione delle coscienze dai sensi di colpa, ma Dio sa che l’uomo non sarà mai libero fino a quando il peccato non sarà rimosso dalla propria coscienza.

Nell’amore di Dio noi troveremmo sempre: bontà, benevolenza, pazienza, compassione, benignità, caratteristiche che sempre manifesterà nei nostri riguardi, perché  il Suo Spirito ci brama fino alla gelosia, (Gc 4:5) e la Sua gelosia è protezione per noi, questa è la grandezza del Suo amore, un amore non compreso, frainteso, a volte ferito, Dio non si ferma davanti alle delusioni, Lui non chiude le porte della grazia, il Suo è un amore disposto a restarci accanto per aiutarci a superare ciò che da soli non riusciamo a superare, e Dio lo farà anche quando continuiamo ad opporci alla Sua volontà.

Lui è disposto a subire l’ostilità della Sua creatura, perché Il Suo amore è protettivo.

Ecco  perché Dio  non sceglierà mai uno a danno dell’altro, non sceglierà chi fa opere maggiori, o chi ha un senso più alto di auto giustizia, e neanche chi pensa di essere più amato di un altro.

Comprendere l’amore di Dio significa comprendere la gravità del nostro peccato e la riconoscenza sarà la nostra  risposta a questo amore.

Un giorno una peccatrice a casa di un fariseo lavò i piedi di Gesù con le sue lacrime e glieli asciugò con i suoi capelli e quando il fariseo contrastò Gesù per avere accettato che una peccatrice gli si avvicinasse, Gesù gli rispose “Perciò, io ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama”(Lu 7:47)

 Paolo prega per la Chiesa di Efeso che possa conoscere sempre più questo amore: “Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre, [..….]  perché, radicati e fondati nell’amore,  siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.(Ef 3:14-19)

Lo Spirito Santo vuole aiutarci a scoprire la profondità dell’amore per insegnarci ad amare come Dio ama, questo non è impossibile perché la Bibbia dichiara che “..… l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato. (Ro 5:5)

Pietro ha un grande suggerimento per ognuno di noi: “aggiungete [………..] alla pietà l’affetto fraterno; e all’affetto fraterno l’amore.(2Pi 1:5-7) .

Aggiungere l’amore significa non mettere più la nostra vita al centro, ma la vita degli altri.

Aggiungere l’amore significa praticare: bontà, benevolenza, pazienza, compassione, benignità.

Quando diciamo di  amare, dovremmo accertarci di manifestare queste caratteristiche perché se mancano, ogni volta che saremo delusi, i nostri cuori si riempiranno di amarezza con ogni sorta di cattiveria , ogni volta che saremo delusi i nostri cuori saranno cuori feriti

e saremmo costretti a scoprire che quello che, fino a quel momento noi abbiamo definito amore, non era l’amore inalterabile, irremovibile, incrollabile di Dio, ma solo una sua imitazione.

………una stupida e  incresciosa imitazione che ha ferito il nostro cuore e che ferisce il cuore di Dio.

                                                                                                                Emanuele Campo e Pastore della CEBA CHURCH di Busto Arsizio VA. Ha conseguito il Bachelor in Studi Religiosi della University of Wales presso la Facoltà Pentecostale di scienze religiose in Bellizzi (SA). Ha collaborato con una missione interdenominazionale dal 1987 al 1998 acquisendo una formazione evangelistica. 

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CERCASI CRISTIANI CORAGGIOSI

Dal libro del profeta Abacuc possiamo comprendere la condizione spirituale in cui si trovava Giiuda  7 secoli prima della venuta di Gesù, una forte decadenza morale e religiosa caratterizzava questo periodo storico.

Il profeta Abacuc  interroga Dio perché non comprende come Dio possa continuare a tollerare tanta malvagità ma dio se ne sta in silenzio. Abacuc avrebbe voluto vedere Dio operare, porre fine alla corruzione, il suo era un lamento, un grido contro la condizione di peccato del popolo:

 2Fino a quando griderò, oh Signore,senza che tu mi dia ascolto? Io grido a te: «Violenza!» e tu non salvi.3 Perché mi fai vedere l’iniquità e tolleri lo spettacolo della perversità? Mi stanno davanti rapina e violenza; ci sono liti, e nasce la discordia.4 Perciò la legge è senza forza, il diritto non si fa strada; perché l’empio raggira il giusto e il diritto ne esce pervertito.” (Abacuc 1:2-4 )

Nella sua preghiera Abacuc denuncia quattro peccati specifici: perversità, rapina, violenza e discordia.

Perché tanta corruzione? Quale era la causa che l’aveva determinata?

Un momento simile era già avvenuto al tempo dei Giudici, il popolo si era sviato e la Scrittura ne rivelava la causa:“tutta quella generazione  fu riunita ai suoi padri; poi, dopo quella, vi fu un’altra generazione che non conosceva il Signore, né le opere che egli aveva compiute in favore d’Israele“ (Giudici 2:10)

Non conoscevano il Signore, questo era  il motivo dell’apostasia, non si applicava la legge, non si praticava la giustizia e nessuno si opponeva al degrado, nessuno  dissentiva, nessuno si preoccupava di riportare ordine.

Oggi la società non è diversa, lo stato di corruzione e di depravazione non è diverso e anche la nostra rimostranza a Dio non è diversa, molte volte si ha la stessa perplessità, si fa la stessa lamentela davanti a Dio: “Perché Signore mi fai vedere l’iniquità e tolleri lo spettacolo della perversità? in altre parole perché non fai giustizia, perché permetti che il male dilaghi?

Purtroppo anche nelle Chiese, così come accadeva allora nel popolo di Dio, la Parola di Dio non è praticata, spesso sono i sentimenti che governano i credenti,  le emozioni prevalgono sulla vita dello Spirito,  per questo si sta perdendo l’essenza e si sta sempre più professando un cristianesimo relativo.

Come si può arrivare a queste condizioni ? Prevalentemente per due motivi:

Primo motivo: interessi personali

Quando si cercano i propri interessi, senza preoccuparsi degli interessi degli altri, la giustizia non fa più il suo corso, è necessario praticare l’equità, essere imparziali verso tutti, non fare discriminazioni, non agire sulla base delle scelte personali.

Questo probabilmente era ciò che stava accadendo al tempo di Abacuc, coloro che erano al potere tutelavano solo i propri interessi.

L’apostolo Paolo, dice in filippesi 2:4-5: cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. 5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù”.

La caratteristica del cristiano è interessarsi degli altri così come Gesù ha fatto, quando  questo principio non è applicato, quando trascuriamo gli altri guardando solo agli interessi personali,  infrangiamo la legge, perché la legge stabilisce:“ama il tuo prossimo come te stesso” Mt 22:39

Secondo motivo: il nepotismo

Il nepotismo era una pratica medioevale adottata negli ambienti religiosi e consisteva nel favorire i propri familiari, si prediligeva la famiglia, ma l’apostolo Paolo scriveva in 1Timoteo 5:21: “Ti scongiuro, davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti, di osservare queste cose senza pregiudizi, e di non fare nulla con parzialità”.                                                                  

Abacuc il cui nome significa “colui che abbraccia” pregava con fervore a favore per popolo, lui stava gridando a Dio perché era un profeta e aveva gli cocchi aperti sulla realtà spirituale, aveva capito che Dio stava per fare qualcosa:”Guardate fra le nazioni, guardate, meravigliatevi e siate stupiti! Poiché io sto per fare ai vostri giorni un’opera, che voi non credereste, nemmeno se ve la raccontassero” (Abacuc 1:5)

Lo spirito profetico è sulla Chiesa e la Chiesa ha gli occhi aperti per riconoscere il tempo in cui viviamo e per riconoscere l’opera di Dio, Paolo profetizzò che negli ultimi tempi molti avrebbero perso il primo amore, altri avrebbero abiurato la fede, è necessario che, come Abacuc, possiamo gridare a Dio, è il tempo di opporci al degrado.

Abacuc lamentava una risposta da Dio: “Fino a quando griderò, oh Signore senza che  tu mi dia ascolto? E Dio risponderà ad Abacuc con una affermazione:”il giusto vivrà per fede

Questa affermazione viene citata anche dall’apostolo Paolo e dall’autore agli Ebrei “il mio giusto vivrà per la sua fede” (Ebrei 10:38)

Il giusto vivrà per la sua fede significa chi ha fede in Dio manifesterà la Sua giustizia sempre, ovunque e comunque, chi ha fede in Dio avrà il coraggio di continuare ad essere giusto in un mondo sempre più ingiusto, il coraggio di affermare i valori morali in una società senza più valori, il coraggio per continuare a ricercare la pace dove c’è solo violenza, l’amore e il perdono dove c’è solo odio e rancore, chi ha fede in Dio avrà il coraggio e il senso di responsabilità per continuare a portare alta la Parola della vita.

Abacuc si lamentava: ormai “la legge è senza forza e  il diritto non riesce a farsi strada” non riesce affermarsi.

La legge non ha e non perderà mai la sua forza, non perderà mai la sua efficacia perché è Parola di Dio, e la Parola ha ancora la forza per trasformare il cuore dell’uomo.

La legge manifesterà ancora la sua forza e il diritto riuscirà ancora ad affermarsi nonostante la corruzione avanzi, nonostante la malvagità stia dilagando.

Dio non “tollera lo spettacolo della perversità?”come Abacuc lamentava, Dio non ha mai tollerato il peccato, Lui non ha mai smesso di fornteggiarlo, Dio non ha mai gettato la spugna,  si  è sempre opposto e sempre si opporrà al peccato, all’ingiustizia e all’immoralità.

Davanti la forza del male, davanti alla sua nefasta influenza, Dio non è preso alla sprovvista, non ha perso il controllo, Lui ha una risposta, ha sempre avuto una risposta

e la riposta sei tu, la risposta sono io, la risposta sono tutti coloro che hanno ancora il coraggio di andare controcorrente.

Potremmo anche lamentarci mentre assitiamo allo speccatolo dell perversità, uno spettacolo che sembra inarrestabile, ma sappiamo  che mentre il mondo precipita sempre più nel degrado la Chiesa alza sempre più il proprio standard di giustizia e santità.

Cristo non ha smesso di edificare la Sua Chiesa.

Nel corso della storia ci sono stati uomini coraggiosi che hanno sfidato la morte pur di affermare la giustizia, di fare la volontà di Dio, Daniele per esempio, è stato gettato nella fossa di leoni, ma non ha mai rinnegato la sua fede;

i suoi amici sono stati gettati in una fornace di fuoco, ma non si sono piegati davanti ad una statua;

Mosè, nonostante temesse l’ira del faraone, è ritornato in Egitto per restituire la libertà del popolo;

Elia, un uomo sottoposto alle nostre stesse passioni, ha sfidato i profeti di Baal per ricondurre il popolo a Dio.

Anche durante il periodo dei giudici Dio ha cercato e ha trovato uomini coraggiosi, capaci di indurre il popolo a considerare la legge.

Oggi come allora Dio cerca cristiani coraggiosi che mostrino agli altri la giustizia perchè il mondo ha bisogno di esempi, di gente che si opponga al male.

Dio propone noi come modello, Dio propone la Chiesa,

La Chiesa è la risposta di Dio alla corruzione, la Chiesa è  il modello per questa società.

Solo la Chiesa puo adempiere a questo mandato, solo la Chiesa può contrastare il male, solo la Chiesa può essere sale e luce in questo mondo  perché è stata rigenerata, trasformata, purificata, ha ricevuto lo Spirito Santo.

La Chiesa è la risposta di Dio,  è la Sua opposizione al male,  la Sua intolleranza al peccato,  è  il Suo impedimento allo spettacolo della perversità.

In Filippesi 2 :15 l’apostolo Paolo scriverà: “siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete come astri nel mondo, 16 tenendo alta la parola di vita [ …]”

in altre parole: CERCASI CRISTIANI CORAGGIOSI

                                                                                                            Emanuele Campo e Pastore della CEBA CHURCH di Busto Arsizio VA. Ha conseguito il Bachelor in Studi Religiosi della University of Wales presso la Facoltà Pentecostale di scienze religiose in Bellizzi (SA). Ha collaborato con una missione interdenominazionale dal 1987 al 1998 acquisendo una formazione evangelistica. 

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L’IMPREVEDIBILITÀ DI DIO

Israele era stato deportato in Babilonia, erano lì, schiavi in terra straniera, una terra idolatra, pagana, governata da leggi pagane, senza il tempio, senza l’arca, figura della presenza di Dio e senza speranze.

Persuasi che Dio li avesse lasciati nelle mani dei nemici, il loro grido non era solo un grido di dolore, ma un grido di desolazione e di abbandono: “«La mia via è occulta al Signore e al mio diritto non bada il mio Dio?»

Ma Dio sente il loro lamento, vede il loro scoraggiamento e manda un profeta che parlerà da parte Sua dicendo:

 «A chi dunque mi vorreste assomigliare, a chi sarei io uguale?» dice il Santo.

26 Levate gli occhi in alto e guardate: Chi ha creato queste cose? Egli le fa uscire e conta il loro esercito, le chiama tutte per nome; per la grandezza del suo potere e per la potenza della sua forza, non ne manca una.
27 Perché dici tu, Giacobbe, e perché parli così, Israele: «La mia via è occulta al Signore e al mio diritto non bada il mio Dio?»

28 Non lo sai tu? Non l’hai mai udito? Il Signore è Dio eterno, il creatore degli estremi confini della terra; egli non si affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile.(Is.40:25) 

        Dio li richiama alla fede e li incoraggia a credere che Lui ha il controllo su ogni cosa perché è Colui che ha creato ogni cosa: “Levate gli occhi in alto e guardate: Chi ha creato queste cose? Egli le fa uscire e conta il loro esercito, le chiama tutte per nome; per la grandezza del suo potere e per la potenza della sua forza, non ne manca una”.

Dio li incoraggia a credere che Lui è ancora il Signore: “Il Signore è Dio eterno, il creatore degli estremi confini della terra; egli non si affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile”.

La cattività babilonese era stata un dramma imprevedibile per il popolo, mai si sarebbero aspettati di perdere ogni cosa, loro che erano il popolo eletto.

Ma ora, ciò che sembrava ancora più imprevedibile, era il silenzio di Dio, “perché Dio non bada al mio diritto?”

Ci sono due realtà che sono imprevedibili, che non saranno mai sotto il nostro controllo e sono:

le circostanze e Dio.

Non sempre potremmo sceglierci le circostanze e non sempre Dio agirà come noi ci aspettiamo.

L’imprevedibilità fa paura, se non abbiamo un fondamento solido, “se non costruiamo sulla roccia i venti vengono, le tempeste si abbattono e la casa crolla”(Mt 7 :25). L’insegnamento di Gesù è fondamentale per avere una vita stabile.

Gesù ha avvisato la Chiesa nella parabola del seminatore, parlando di un terreno che è improduttivo, perché quando il seme cade gli uccelli lo rubano e spesso  la Chiesa è derubata della Parola perché è distratta, non conosce e se non si conosce si sbaglia.

Sicuramente sbaglieremo se non conosciamo perché siamo condizionati dai nostri pregiudizi e indotti a pensare che Dio sia come noi  “a chi mi vorreste assomigliare

Allora cosa succederà quando le circostanze imprevedibili ci minacceranno? Grideremo come ha gridato Israele: “la mia vita ti è occulta Signore, non badi al mio diritto Dio?”

Cosa succederà quando Dio se ne starà in silenzio mentre la situazione precipita? La domanda risuonerà inesorabile nei nostri cuori: Dio dove sei, perché’ non rispondi?

Gesù ha dichiarato Io sarò con voi fino alla fine del mondo (Mt 28:20)

Anche quando non sentiamo la Sua voce, anche quando non realizziamo la Sua presenza, la Parola ci insegna che Dio è sempre presente, Lui è sempre con noi.

Pietro era stato un uomo caratterizzato dalla sua impulsività, un uomo che agiva d’istinto perché mosso dall’emotività,  ma la storia gli insegnerà che è meglio per noi agire con saggezza e con conoscenza. E nella sua seconda epistola al capitolo 2 dirà:  5 Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza  […]

Cosa bisogna conoscere????

Bisogna conoscere e considerare due realtà di Dio che sono chiaramente evidenziate nella Sua Parola:

  • Dio è sicuramente imprevedibile nel suo modo di agire ma è prevedibile nei suoi attributi morali,

per esempio lui è amore quindi posso solo aspettarmi che Lui continui ad amarmi;

Lui è buono e quindi posso solo aspettarmi cose buone, un buon finale;

Lui è giusto quindi posso solo aspettarmi che alla fine mi faccia giustizia;

  • Lui è sovrano

quando Israele ha visto arrivare il faraone con miriadi di carri, davanti il mare e dietro i nemici, non c’era via d’uscita, chi avrebbe potuto prevedere che il mare si aprisse  (Es 14:21)

Dio imprevedibile nel suo agire, ma  prevedibile nella sua bontà, nella sua giustizia e nel suo amore.

Quando le onde si sono alzate prepotentemente sulla barca dove erano i discepoli, Gesù ha ordinato alla tempesta di tacere (Mr 35:41)  Imprevedibile nel suo agire ma   prevedibile sua bontà, nella sua giustizia e nel suo amore.

In 1samuele 7: 10 possiamo leggere: ”Mentre Samuele offriva l’olocausto, i Filistei si avvicinarono per assalire Israele; ma il SIGNORE in quel giorno fece rimbombare dei tuoni con gran fragore contro i Filistei e li mise in rotta, tanto che essi furono sconfitti davanti a Israele. 11 Gli uomini d’Israele uscirono da Mispa, inseguirono i Filistei e li batterono fin sotto Bet-Car.

Imprevedibile nel suo agire, ma  prevedibile sua bontà, nella sua giustizia e nel suo amore.

Dio è sovrano Lui si muove in piena libertà, ha la somma autorità e la totale sovranità su ogni cosa, su ogni evento, su tutto il creato, su ogni essere vivente e su tutta la storia. Il Suo piano sarà comunque portato a compimento, Isaia dirà al capitolo 43:18 “Non ricordate più le cose passate, non considerate più le cose antiche:19 Ecco, io sto per fare una cosa nuova; essa sta per germogliare; non la riconoscerete?”

Dio non può essere influenzato da nessuno e da niente, non è influenzato nella sua sovranità, non è influenzato nella sua bontà ” Dio non può essere tentato dal male” (Gm1:13)

Alcuni credenti si dicono delusi da Dio perché Dio non ha agito secondo i loro schemi, altri addirittura lasciano le Chiesa, abiurano la loro fede perché non hanno compreso che l’imprevedibilità di Dio è un momento di crescita e non di abbandono, non hanno compreso che è un tempo della sua volontà e nel suo pieno controllo, perché Dio è imprevedibile, Lui non fa come noi vogliamo ma come Lui vuole Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie”  (Is 55:8)

Ma se l’imprevedibilità ci spaventa la sua sovranità ci dona pace.

Sicuramente ci possono essere momenti in cui si cade nello scoraggiamento o nel dolore, ma poi bisogna rialzarsi.

Il credente potrà sempre camminare a testa alta perché’ “Egli dà forza allo stanco e accresce il vigore a colui che è spossato.  30 I giovani si affaticano e si stancano; i più forti vacillano e cadono;31 ma quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano. Isaia 40:29 

Paragonati all’aquila, che sa sfruttare le correnti ascensionali, la Chiesa si rialza perché confida nel Signore, confida nella Sua forza e non si appoggia sulla propria.

Babilonia era l’imprevedibilità di Dio, era la Sua intelligenza imperscrutabile, il Suo piano per ricondurre il popolo a Lui,

la deportazione non era la vittoria dei babilonesi, ma la vittoria di Israele;  il silenzio di Dio non era il suo disinteresse ma il Suo interesse; se avessero capito, se avessero conosciuto non avrebbero vissuto la paura dell’abbandono, ma sarebbero rimasti stabili nelle emozioni,  nei pensieri e nei sentimenti.

L’imprevedibilità di Dio ha un fine: è la sua maniera per portarci alla crescita, alla stabilità emotiva e alla salute psichica.

Bisogna rialzarsi perché Dio ci ha dato una visione: essere un riferimento forte per questo mondo che è sempre più debole, essere un popolo stabile che conosce il suo Dio, un Dio imprevedibile, incontrollabile ma sovrano.

                                                                                                              Emanuele Campo e Pastore della CEBA CHURCH di Busto Arsizio VA. Ha conseguito il Bachelor in Studi Religiosi della University of Wales presso la Facoltà Pentecostale di scienze religiose in Bellizzi (SA). Ha collaborato con una missione interdenominazionale dal 1987 al 1998 acquisendo una formazione evangelistica. 

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DOV’È LA VOSTRA FEDE?

Luca 8:22-25” Ora uno di quei giorni avvenne che egli salì su una barca con i suoi discepoli e disse loro: «Passiamo all’altra riva del lago». Ed essi presero il largo. Mentre navigavano, egli si addormentò; e un turbine di vento si abbatté sul lago, tanto che la barca si riempiva, ed erano in pericolo. Allora essi, accostatisi, lo svegliarono, dicendo: «Maestro, maestro, noi periamo!». Ed egli, destatosi, sgridò il vento e la furia dell’acqua; e questi si acquetarono e si  fece bonaccia. E Gesù disse ai suoi discepoli: «Dov’è la vostra fede?». Ed essi, impauriti, si meravigliavano e si dicevano l’un l’altro:«Chi è mai costui, che comanda anche al vento e all’acqua, e gli ubbidiscono?».

Pietro, Giacomo e Giovanni conoscevano bene questo lago, erano cresciuti lì, abitavano lì, sulle sponde di questo lago, ed è lì che Gesù camminerà e svolgerà il suo ministero, Lui sarà nel posto dove loro erano perché Gesù è vicino, è dove sono i suoi.

Il lago di Galilea era stato spesso nei vangeli lo scenario di grandi avvenimenti, attorno a questo lago sono accadute grandi cose: la moltiplicazione dei pani e dei pesci(Mt 8:14-17), la guarigione della suocera di Pietro (Mt 8:15), l’apparizione di Gesù dopo la resurrezione (Mr. 21:4), era il lago dei miracoli, ma ora qui, in questo brano, la scena cambia e diventa il lago della paura, diventa un lago del terrore.

Come può levarsi una tempesta così potente e così improvvisa?  Questo lago si trova oltre 200 Mt sotto il livello del mare, è profondo circa 40 Mt ed è circondato da una catena montuosa, per questo motivo si creano depressioni meteorologiche e si scatenano improvvise tempeste.

Esattamente come accade nella nostra vita, mentre sembra che tutto vada come sempre, mentre tutto è calmo, all’improvviso arrivano tempeste inaspettate, che spesso destabilizzano la nostra fede, tempeste nella famiglia, nel lavoro, nelle relazioni, tempeste che creano agitazione e inquietudini, proprio dentro di noi, nei nostri cuori.

Ma quel giorno il lago sembrava impazzito, le onde si alzavano con prepotenza, la barca straripava d’acqua, il pericolo incombeva, i discepoli lottavano con le onde e con la paura, si correva per cercare una soluzione, una via d’uscita, qualcuno ammainava le vele, qualcun altro gettava l’ancora, qualcun altro cercava di scaricare l’acqua dalla barca, c’era agitazione, inquietudine, confusione, panico.

Ma Gesù riposava.

Gesù, un uomo che, come loro, si stancava, che, come loro, aveva  necessità di dormire, che, come loro, si trovava in una barca in mezzo alle furie del mare, ma che, diversamente da loro, non aveva paura, Lui riposava, e quello che Lui farà, quando i discepoli lo sveglieranno in preda alla paura, sarà semplicemente esercitare il suo dominio, la sua autorità e sgridare i venti, questo è esattamente quello che avrebbero dovuto fare i discepoli, quello che Lui si aspettava che loro facessero, quello che Lui si aspetta che ognuno di noi faccia davanti alle tempeste della vita.

Ecco come dovremmo reagire davanti alle difficoltà, questa è fede!

In Ebrei 10:38 leggiamo: “Il giusto vivrà per fede; ma se si tira indietro l’anima mia non lo gradisce “

Dio che è buono con tutti, ma se vogliamo essergli graditi la condizione è avere fede

L’apostolo Pietro nella sua prima lettera al capitolo 1:7 afferma “la fede è più preziosa dell’oro che perisce” perché l’oro, a differenza della fede, può essere rubato e comunque, prima o poi, sarà deteriorato.

Avere fede significa afferrarsi alle promesse di Dio, significa avere fiducia in Lui, in quello che Lui ha detto e in quello che Lui ha fatto.

Fede non è solo credere per ottenere miracoli, non è solo aspettare la manifestazione della Sua potenza, fede è riconoscere e sottomettersi alla Sua sovranità,

Non basta essere in chiesa, anche se è giusto, non basta cantare lodi a Dio, anche se è giusto, Dio è interessato a vedere in noi una fede determinata affinché possiamo entrare nel Suo riposo.

La vera fede è sempre dimostrabile e si dimostra proprio nella tempesta, possiamo anche piangere ma, se siamo saldi nella fiducia faremo tremare l’inferno.

Ma la fede può arretrare? e quando accade ?

  • davanti allo scoraggiamento cioè alla mancanza di coraggio che si può vivere quando la situazione diventa ingestibile, incontrollabile;
  • davanti alle delusioni della vita, cioè quelle esperienze che non avremmo voluto vivere e che ci fanno dubitare della potenza di Dio;
  • davanti alle notizie tragiche che hanno il potere di scuotere la nostra fede che ci fanno dubitare del Suo amore.

 Come possiamo fortificare la nostra fede? 3 punti 

Quando andrai alla guerra contro i tuoi nemici e vedrai cavalli, carri e gente più numerosa di te, non li temere, perché il Signore, il tuo Dio, che ti fece salire dal paese d’Egitto, è con te. Deut. 20

  1. Quando andrai alla guerra contro i tuoi nemici e vedrai…..

Cosa vedono i nostri occhi quando siamo in guerra? Vediamo  nemici, vediamo i carri nemici, vediamo distruzione e disfatta, dovremmo invece guardare a Cristo, capo e compitore della nostra fede, questo servirà a fortificare la nostra fede.

  1. non li temere….,

Non li temere significa rifiutare ogni sentimento di paura per proteggere la pace dei nostri cuori, questo servirà a fortificare la nostra fede.

  1. perché il Signore, il tuo Dio, che ti fece salire dal paese d’Egitto, è con te.

Non dimentichiamo i benefici, ricordiamoci da dove siamo stati tratti fuori, questo servirà a fortificare la nostra fede.

La paura di affrontare i nemici è un guerra che si combatte  cuori, un combattimento generato dalla visione di ciò che i nostri occhi hanno contemplato e che la mente ha poi elaborato minaccioso.

Per questo l’apostolo Paolo parlerà della necessità di rinnovare lo spirito della nostra mente: Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà Rm 12:2

Una mente nuova non pensa come pensava prima perché ha trovato in Dio l’ispirazione alla fede per vivere una vita in pace.

Se la mente non è rinnovata i pensieri naturali saranno sempre orientati al male.

E’ fondamentale fare una scelta per decidere da quali pensieri farci condurre; il consiglio di Paolo è: “Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e viste in me, fatele; e il Dio della pace sarà con voi.” Fil 4:8-9

Paolo pregava affinché Dio fortifichi l’uomo interiore: “Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni famiglia nei cieli e sulla terra prende nome, affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore” Ef. 3: 14-16

La tempesta non differenzia credenti da non credenti perché la tempesta viene su tutti. È inevitabile, le tribolazioni ci saranno nella vita di tutti, Gesù lo ha detto, senza usare mezzi termini: “Nel mondo avrete tribolazione” Gv 16:33, ciò che differenzia i credenti dai non credenti è la fede che emerge nella tempesta.

Dio vuole edificare e fortificare la nostra fede, portarci a un nuovo livello “all’altra riva” e, per passare all’altra riva è necessario prendere il largo, è necessario navigare in mezzo ai venti contrari, in un lago che sembra impazzito, sfidando onde più alte di noi.

Quel lago potrà anche diventare un lago di paura, un lago di terrore, uno scenario improvvisamente tragico, noi riposeremo perché sul quel lago, insieme a noi c’è ancora l’Iddio dei miracoli “Colui che non sonnecchia e non dorme”. Salmo 121:4 

                                                                                                              Emanuele Campo e Pastore della CEBA CHURCH di Busto Arsizio VA. Ha conseguito il Bachelor in Studi Religiosi della University of Wales presso la Facoltà Pentecostale di scienze religiose in Bellizzi (SA). Ha collaborato con una missione interdenominazionale dal 1987 al 1998 acquisendo una formazione evangelistica. 

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ADEMPI IL TUO VOTO

“Io sono venuto affinché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” sono queste le parole di Gesù in Giovanni 10:10, Gesù è venuto, non solo per donarci la vita eterna, ma per garantirci una vita qualitativamente migliore, una vita dove regna la pace, dove regna la gioia e, questo è possibile perché nel momento in cui riceviamo il perdono dei peccati, nel momento in cui affidiamo la nostra vita a Dio e decidiamo di consacrarci a Lui e di servirlo, l’unzione di Dio viene versata su di noi, l’unzione dello Spirito Santo entra nei nostri cuori, per questo la Chiesa vive una dimensione diversa da quella che la società vive, una dimensione di liberta, la libertà dello Spirito Santo.

Se noi andiamo in chiesa non cambierà niente, ma se siamo Chiesa cambierà tutto, perché l’unzione di Dio non è versata su coloro che vanno in chiesa,  ma su coloro che sono Chiesa.

Nel vecchio testamento l’unzione veniva versata su categorie specifiche: sui re che dovevano governare e naturalmente necessitavano di  saggezza, sui sacerdoti che dovevano svolgere il servizio direttamente a Dio e sui profeti che dovevano parlare al popolo nel nome di Dio, e su tutti coloro che espletavano un servizio per Dio, che avevano un compito, che erano disposti.

L’unzione consisteva nello spargere un vasetto d’olio sul capo dell’unto, l’olio era figura della capacità, impartita da Dio, per svolgere il servizio affidatogli.

Oggi, nella dispensazione della grazia, l’unzione viene versata su ogni credente e  non conferisce solo abilità e capacità per svolgere un servizio, perché l’unzione di Dio è Dio stesso, è il Suo Spirito Santo che viene a dimorare nel nostro cuore e che agisce personalmente, direttamente e completamente nella  nostra vita.

Tutta la chiesa ha ricevuto questa unzione, tutta la Chiesa ha ricevuto lo Spirito Santo.

La Chiesa non potrebbe sussistere senza lo Spirito Santo, non sarebbe più la Chiesa di Cristo perché non avrebbe più la natura di Dio e rinnegherebbe la Sua stessa essenza, sarebbe soltanto un’assemblea di religiosi dove si troverebbe solo la forma, ma ciò che Dio desidera è poter guidare, con la sua unzione, la vita di ogni figlio perché “tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio” Ro 8:14

Ci sono diverse effusioni di Spirito Santo: c’è l’unzione che il credente riceve quando si converte che consiste nel ricevere discernimento e gioia, quella  gioia che ci incoraggia ad andare avanti, a sfidare le situazioni difficili di questo mondo, lo S.S. di Dio arriva nel cuore del credente e dona gioia, letizia, Tu hai amato la giustizia e hai odiato l’iniquità; perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni». ebrei 1:9 ; c’è l’unzione ministeriale che viene versata sulla vita di coloro che devono svolgere un ministero specifico; c’è l’unzione sul Corpo che crea l’unità di fede, l’unione di Corpo, perché su questa unità Dio ha stabilito la Sua unzione e la sua benedizione “Ecco quant’è buono e quant’è piacevole che i fratelli vivano insieme! 2 È come olio profumato che, sparso sul capo, scende sulla barba, sulla barba d’Aronne, che scende fino all’orlo dei suoi vestiti;3 è come la rugiada dell’Ermon, che scende sui monti di Sion; là infatti il SIGNORE ha ordinato che sia la benedizione, la vita in eterno. “Salmo 133.

L’unzione del Corpo è quella unzione che viene manifestata attraverso l’amore, se non abbiamo amore per il Corpo, se non abbiamo amore gli uni per gli altri, questa unzione non  è manifestata. Noi non possiamo fare almeno della Chiesa, chi si stacca dalla Chiesa entra nel formalismo, prima o poi sarà trascinato lontano da Dio e perderà l’unzione.

Infine c’è l’ unzione per servirlo perché Dio dà un grande valore a qualsiasi cosa noi facciamo.

La Parola di Dio ci esorta a cercare l’unzione, dello S.S. perché è fondamentale, è vitale per il credente e per tutta la Chiesa “Ma quanto a voi, l’unzione che avete ricevuta da lui rimane in voi, e non avete bisogno dell’insegnamento di nessuno; ma siccome la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera, e non è menzogna, rimanete in lui come essa vi ha insegnato.” 1 Gv 2:27

L’unzione si può cercare sviluppando una vita di  preghiera, di comunione e di relazione con Dio e si manifesterà proprio nella misura in cui cerchiamo Dio; ma l’unzione dipenderà anche da ciò che sceglieremo di fare e da ciò che sceglieremo di dire.

Nel libro dei giudici al capitolo 16 leggiamo la storia di un uomo che ha fatto delle scelte sbagliate, e per questo, finirà inesorabilmente per perdere l’unzione.

Si tratta di Sansone il cui nome significa “piccolo sole”.

Lui aveva ricevuto da Dio un’unzione specifica per un servizio specifico: liberare il popolo dalla mano dei filistei.

I filistei erano acerrimi nemici di Israele, oggi, per noi, sono figura del peccato che ci rende schiavi.

Sansone era venuto alla luce per vincerli.

Suo padre si chiamava Manoa; di sua mamma non si conosce il nome, ma la bibbia ci dice che era sterile.

Un giorno l’angelo del Signore apparve alla donna e le disse: “Ecco tu concepirai e partorirai un figlio sulla testa del quale non passerà rasoio perché il bambino sarà un nazireo consacrato a Dio dal seno di sua madre e sarà lui che comincerà a liberare Israele dalle mani dei filistei” Gc 13:5

Il voto di nazireato era un voto di consacrazione e, per il periodo in cui il credente era consacrato, doveva rispettare alcune norme:

  • non doveva bere vino ne’ mangiare uva o derivati dell’uva,
  • non doveva accostarsi ai corpi morti,
  • non doveva passare rasoio sul suo capo, quindi i suoi capelli, sempre più lunghi, sarebbe stati il segno evidente per tutti della sua consacrazione .

Manoa e sua moglie fecero per il loro figlio un voto di nazireato e lo adempirono; per diversi anni loro furono attenti nell’impartire una giusta educazione al loro figlio, attenti per  rimanere  fedeli a Dio, ma quando Sansone divenne adulto, dovette scegliere se continuare ad adempiere il voto o se  infrangerlo.

Nel momento in cui incontriamo per la prima volta l’amore di Dio e riceviamo il perdono dei peccati e la salvezza eterna molti voti vengono pronunciati davanti a Dio: “Signore da oggi non voglio più peccare, non voglio più offendere la tua santità,  poi, quando siamo spiritualmente più maturi sono altri gli impegni che assumiamo e i voti che pronunciamo: Signore dedico la mia vita interamente a te, voglio servirti , impegnarmi per te, comprendendo anche il prezzo da pagare per gli impegni assunti.

Dio ascolta i voti che facciamo, lui ascolta le preghiere e i desideri, le nostre confessioni, le nostre promesse e tutte le nostre dichiarazioni, nulla sfugge al Suo orecchio.

Ma ciò che per Dio è necessario che noi possiamo essere fedeli , onorare  il voto e le promesse fatte: salmo 15:4 dice “ma Egli (Dio) onora quelli che temono il SIGNORE. Se anche ha giurato a suo danno, non cambi.”.

La Chiesa non può e non deve tirarsi indietro, nel salmo 22:25 sta scritto: “Io adempirò i miei voti in presenza di quelli che ti temono” , perché la nostra determinazione nel mantenere l’impegno assunto con Dio deve comunque essere evidente a tutti, e nel salmo 76:11 Asaf dichiarava: “Fate voti al SIGNORE, al Dio vostro, e adempiteli”.

Salomone afferma addirittura “Meglio per te non fare voti che farli e poi non adempierli” Ec 5:5

Fare un voto significa assumersi una responsabilità nel fare qualcosa, e Dio non si identifica con chi non mantiene la parola data.
Ma Sansone deluse le aspettative dei suoi genitori e le aspettative di Dio e non mantenne il suo voto di consacrazione perché era un uomo dominato dalle sue stesse passioni carnali, e la sua passione erano le donne, la Scrittura ci racconta di tre legami che lui ha stretto con tre donne e una di esse era una prostituta , l’ultima si chiamava Dalila, una filistea, una donna che apparteneva al popolo nemico.

Giudici 16:4 Dopo questo si innamorò di una donna della valle di Sorec, che si chiamava Dalila. 5 I prìncipi dei Filistei salirono da lei e le dissero: «Tentalo, e vedi da dove viene quella sua gran forza, e come potremmo prevalere contro di lui per giungere a legarlo e a domarlo; e ti daremo ciascuno millecento sicli d’argento». 6 Dalila dunque disse a Sansone: «Dimmi, ti prego, da dove viene la tua gran forza e in che modo ti si potrebbe legare per domarti». […..]

16 La donna faceva ogni giorno pressione su di lui con le sue parole e lo tormentava. Egli ne fu rattristato a morte 17 e le aperse tutto il suo cuore e le disse: «Non è mai passato rasoio sulla mia testa, perché sono un nazireo, consacrato a Dio, dal seno di mia madre; se mi tagliassero i capelli, la mia forza se ne andrebbe, diventerei debole e sarei come un uomo qualsiasi». 18 Dalila, visto che egli le aveva aperto tutto il suo cuore, mandò a chiamare i prìncipi dei Filistei e fece dire loro: «Venite su, questa volta, perché egli mi ha aperto tutto il suo cuore». Allora i prìncipi dei Filistei salirono da lei, e portarono con sé il denaro. 19 Lei lo fece addormentare sulle sue ginocchia, chiamò un uomo e gli fece tagliare le sette trecce della testa di Sansone; così giunse a domarlo; e la sua forza lo lasciò. 20 Allora lei gli disse: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!» Egli, svegliatosi dal sonno, disse: «Io ne uscirò come le altre volte, e mi libererò». Ma non sapeva che il SIGNORE si era ritirato da lui. 21 I Filistei lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere a Gaza e lo legarono con catene di bronzo. Ed egli girava la macina nella prigione.

Una fine terribile per Sansone, che, fu sedotto e derubato della sua unzione e della sua comunione con Dio e senza neanche rendersene conto: “non sapeva che il SIGNORE si era ritirato da lui.’.

Lui che era stato scelto ed unto da Dio per vincere fu vinto.

Quale fu il suo errore?

Il suo errore fu credere di riuscire a farcela comunque: “Io ne uscirò come le altre volte, e mi libererò», nonostante avesse trascurato l’unzione, la sua consacrazione a Dio, nonostante avesse dimenticato il suo voto di nazireato.

Essere sedotti significa essere ammaliati, illusi ,trascinati e l’intenzione del seduttore è derubarci dell’unzione che è sulla nostra vita per trascinarci così in quello che è lo scopo infernale “domarci,  Dalila chiese :“in che modo ti si potrebbe legare per domarti???»

Domarci significa indurci a vivere una vita di religiosità, vuota, senza essenza, dove non si ha più nessuna forza per vincere i nemici spirituali, dove non si vive più nessuna relazione con Dio, dove non si crede più nella potenza di Dio e non ci si aspetta più niente dall’azione dello Spirito Santo.

Quando siamo privati dell’azione dello Spirito Santo siamo deboli, ma non è questa la volontà di Dio, Dio vuole che la Chiesa viva la vita dello Spirito, per non dipendere dalle nostre deboli capacità naturali, ma dalle Sue straordinarie capacità soprannaturali.

L’apostolo Paolo scriveva in filippesi 3:3 “perché i veri circoncisi siamo noi, che offriamo il nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio, che ci vantiamo in Cristo Gesù, e non mettiamo la nostra fiducia nella carne.

Sansone era forte. Ma e qual era il segreto di Sansone, qual era il segreto della sua forza?

Quando Dalila gli fece questa domanda lui rispose: «Non è mai passato rasoio sulla mia testa, perché sono un nazireo, consacrato a Dio, dal seno di mia madre”,

Questo era il segreto della sua forza, Sansone fu forte finché sul suo capo non passò rasoio, cioè finché fu un nazireo, un consacrato a Dio e  questa forza soprannaturale, che lui aveva ricevuto, era l’unzione dello Spirito Santo, l’unzione di cui era stato unto per vincere, un’unzione che durò fino a quando mantenne il suo voto.

La Chiesa come Sansone è nata per vincere, la Chiesa come Sansone ha ricevuto l’unzione per essere forte, per vincere tutti i nemici, Gesù ha dichiarato: “questa è la mia Chiesa e le porte dell’ades non prevaricheranno”.

Qual è il segreto della nostra forza? qual è il segreto delle nostre vittorie?

è lo stesso che era nella vita di Sansone: la consacrazione a Dio, la dedicazione a Colui che ci ha unto di Spirito Santo e di potenza,

L‘unzione per vincere sarà sempre sul credente fino a quando il credente sarà consacrato a Colui che l’ha unto.

La nostra responsabilità è preservare l’unzione; i nostri parenti, i nostri amici, i nostri conoscenti, chiunque può influenzare le nostre scelte, e se le nostre scelte non sono condotte dal senso di responsabilità, ma dalle nostre passioni carnali, saremmo indotti a infrangere i nostri voti di consacrazione e perdere così l’unzione che abbiamo ricevuto, proprio come è successo a Sansone. Quale sarà l’evidenza? una totale  mancanza di gioia nel servizio e nella comunione.

La seduzione è ovunque, la nostra Dalila è in agguato, e con il suo fascino potrebbe sedurci come sedusse Sansone che “le aprì tutto il suo cuore” e poi farci addormentare “sulle sue ginocchia” come si addormentò Sansone, per rubarci l’unzione e trovarci, senza rendercene conto, nelle mani dei nostri nemici a girare la macina della prigione.

Ma la Parola di Dio, ci avverte, ci dà una direzione e ci incoraggia, attraverso la storia di Sansone, attraverso l’errore di quest’uomo, a non dimenticare il segreto della nostra forza, il segreto delle nostre vittorie, il segreto della nostra potenza:

Non è mai passato rasoio sulla mia testa, perché sono un nazireo, consacrato a Dio, dal seno di mia madre”.

                                                                                                              Emanuele Campo e Pastore della CEBA CHURCH di Busto Arsizio VA. Ha conseguito il Bachelor in Studi Religiosi della University of Wales presso la Facoltà Pentecostale di scienze religiose in Bellizzi (SA). Ha collaborato con una missione interdenominazionale dal 1987 al 1998 acquisendo una formazione evangelistica. 

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