LA NOSTRA SQUADRA
CORSO DI APOLOGETICA
(ri) Attiva il Dono
DOMENICA 10.30 Hs. Past. Samuele Gioeli
PAROLA DI DIO E SANTA CENA
Dio ci dice di salire sulla barca e ci permette di camminare sulle acque per andare verso di lui! Vogliamo vivere la potenza del Vangelo e dello Spirito Santo.
Un grazie speciale al past. Samuele Gioeli e Manuel Pisanu per il tempo passato insieme, e il messaggio che Dio ci ha dato attraverso le loro vite, siamo membra tutti di un solo corpo!
CONFERENZA, NOI SIAMO LA VITA
IN_DEPENDENZA
CONFERENZA SULLA PORNOGRAFIA
Se sei di bustoarsizio e se hai vissuto in prima persona o in famiglia queste tipo di problematiche non puoi mancare a questi appuntamenti potrebbero essere l’opportunità di superare ciò che hai vissuto o che stai affrontando in questo momento !
Antonio Teresa Morra
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SUMMER CAMP 2021
(ri) Attiva il dono . . .
FAI LA SCELTA GIUSTA
“ Eliseo se ne tornò a Ghilgal. Nel paese c’era la carestia. Mentre i discepoli dei profeti stavano seduti davanti a lui, egli disse al suo servo: «Metti la pentola grande sul fuoco, e prepara una minestra per i discepoli dei profeti». Uno di questi andò fuori per i campi a cogliere erbe; trovò una specie di vite selvatica, ne colse i frutti, le colloquintide, e se ne riempì la veste; e al suo ritorno, li tagliò a pezzi e li mise nella pentola dov’era la minestra; ma non si sapeva che cosa fossero. Poi versarono la minestra a quegli uomini perché mangiassero; ma appena l’ebbero assaggiata, esclamarono: «Uomo di Dio, c’è la morte nella pentola!» E non ne poterono mangiare. Eliseo disse: «Ebbene, portatemi della farina!» La gettò nella pentola e disse: «Versatene a questa gente perché mangi». E non c’era più nulla di cattivo nella pentola.” (2 Re 4:38-41)
Il discepolo del profeta fu poco attento nel raccogliere le erbe, non seppe scegliere, non separò le erbe giuste da quelle sbagliate, raccolse tutto, anche quelle che non erano buone, quelle che erano velenose e con queste erbe preparò una minestra, ma in quella minestra c’era la morte.
Se facciamo scelte sbagliate incontreremo la morte e quando la morte arriva è indolore.
Sappiamo che Dio ci ha salvato dalla morte, siamo stati risuscitati in Cristo,“ in Efesini 2:5 è scritto “anche quando eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con Cristo voi siete salvati per grazia”. Paolo dice ai Colossesi al capitolo3 “Se dunque voi siete stati risuscitati cercate le cose di lassù.”
Ora che siamo stati risuscitati dobbiamo restare lontani dalla morte e scegliere per il Signore continuamente.
Siamo sicuri di fare le scelte giuste quando preghiamo, quando lo innalziamo, quando lo lodiamo, quando lo ringraziamo, perché se Dio è il nostro punto di riferimento allora le nostre scelte saranno giuste, se invece siamo cristiani nominali, se la nostra confessione di fede è solo una confessione verbale, se sono solo parole, allora la nostra vita sarà come quella minestra, una vita amara che porterà inevitabilmente alla morte.
Gesù ha pregato per noi in Giovanni 17 e sicuramente Dio ha ascoltato la preghiera di Gesù, ma siamo noi a determinare il nostro cammino, dipende dai nostri pensieri, dal nostro comportamento, dalle nostre scelte.
Quest’uomo era un discepolo da tanti anni, era un uomo di Dio, seguiva Eliseo, ma non seppe scegliere.
Forse ci troviamo nella stessa condizione, magari abbiamo fatto scelte sbagliate e queste scelte ci hanno portato lontano dal Signore e questo non è successo perché Dio ci ha lasciato, Dio non abbandona mai nessuno, forse abbiamo permesso che la gelosia regnasse nei nostri cuori, abbiamo permesso al peccato di dominare la nostra vita e ora ci sentiamo meno zelanti, non sentiamo più la Sua presenza, la Sua guida, la Sua protezione, ci sentiamo abbandonati da Dio.
Cosa hanno fatto questi uomini quando hanno compreso che le erbe erano amare, che la minestra era avvelentata?
Loro hanno avuto il coraggio di andare davanti a Eliseo e chiedere aiuto ed Eliseo ha sanato la minestra.
E’ necessario andare dal Maestro e confessare il nostro peccato, chiedere perdono per i nostri errori e dire: ”Signore ho accettato compromessi, mi sono nutrito di cose sbagliate, nonostante lo Spirito Santo mi abbia detto di non farlo e, mentre gli altri pensano che tutto va bene, io mi sento morire”.
Se, come i discepoli di Eliseo, abbiamo il coraggio di andare da Gesù, Egli risanerà la nostra vita.
Eliseo rispose: ”Portatemi della farina”. Portano la farina e Eliseo la buttò nella minestra.
La farina ci ricorda il pane e il pane è figura della Parola, se noi torniamo alla Parola di Dio, se ritorniamo ad ubbidire alla Parola possiamo risanare ciò che di amaro c’è nella nostra vita.
La Parola di Dio è l’unica nostra regola è una lampada ai nostri piedi che non ci permette di inciampare, una luce sul nostro sentiero che non ci permette di smarrirci, la Sua Parola è il limite entro cui dobbiamo restare, è il recinto entro cui siamo certi di trovare protezione.
Il fondatore dell’esercito della salvezza diceva : “Bisogna credere alle cose che diciamo di credere”.
I discepoli dei profeti erano ai piedi di Eliseo, pendevano dalle loro labbra di Eliseo, non solo ascoltavano, ma volevano praticare il consiglio di Eliseo, oggi questa Parola può restare solo una parola predicata, ma, se oltre ad essere una parola predicata è una parola praticata saremo beati, nel vangelo di troviamo scritto: “Beati quelli che osservano i suoi precetti, che lo cercano con tutto il cuore (Sl 119:2)
Ci sono veleni che uccidono immediatamente e ci sono veleni che uccidono lentamente, radici di amarezze che lentamente spengano le nostra esistenza.
Ma questi discepoli erano vicino ad Eliseo e hanno ritrovato la via della vita, se noi siamo vicini al Signore, il Signore ci riporterà nelle sue vie.
Se noi lo vogliamo Gesù può liberarci, può aiutarci, in Isaia 59:19 è scritto: “quando l’avversario verrà come una fiumana lo Spirito del Signore lo metterà in fuga.”
Quando ci fu la deportazione babilonese, Daniele e i suo amici furono portati nel palazzo del re e addestrati per svolgere compiti particolari.
I babilonesi li istruirono secondo la loro cultura e cambiarono i loro nomi, assegnarono loro dei nomi che inneggiavano i loro dei, tentarono di distruggere la loro identità e il loro passato, di cancellare le loro radici ebraiche, ma questi uomini rimasero fedeli a Dio, non vollero contaminarsi con i cibi del re, non accettarono compromessi, e un giorno si tovarono davanti a una scelta molto difficile, inchinarsi davanti ad una statua oppure morire in una fornace di fuoco, ma davanti a questa minaccia risposero: “Il nostro Dio, che noi serviamo, ha il potere di salvarci e ci libererà dal fuoco della fornace ardente e dalla tua mano, o re. Anche se questo non accadesse, sappi, o re, che comunque noi non serviremo i tuoi dei e non adoreremo la statua d’oro che tu hai fatto erigere.” (Daniele 3:17,18)
Anche nella vita di Giobbe possiamo vedere la stessa integrità.
Conosciuto proprio per i garndi momenti di dolore e di prova, Giobbe rimase fedele al Signore fino alla fine e, anche quando sua moglie lo scoraggiò invitandolo a maledire Dio, Giobbe le rispose:”: “Tu parli da donna insensata! Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, rifiuteremmo di accettare il male?” (Giobbe 2:10)
Sicuramente si attraversano momenti e situazioni che possono farci sentire scoraggiati, possono farci sentire il sapore delle erbe amare nelle nostre vite, ma il Signore ci inviterà sempre alla fede e all’ubbidienza, ci condurrà sempre a una nuova speranza.
Anche il profeta Elia un giorno fu scoraggiato perché temeva le minacce di Iezebel, una donna pagana e crudele che stava cercando di sviare il popolo di Dio, Elia si spaventò e scappò nel deserto, ma il Signore lo richiamò alla fede.
Dio vuole liberarci da ciò che ci amareggia, farci respirare aria fresca, ma l’aria fresca si trova al disopra delle nuvole
Eliseo fu un grande uomo di Dio, un uomo che aveva la doppia unzione, che fece tantissimi miracoli, sfamò centinaia di persone, guarì un lebbroso, aprì gli occhi al suo servo, ma dobbiamo ricordarci che in mezzo a noi c’è qualcuno che è piu grande di Eliseo qualcuno che è in grado di rialzare il nostro capo.
Se abbiamo fatto scelte sbagliate e ci troviamo a mangiare erbe amare, se c’è amarezza nei nostri cuori, Gesù non ci ha abbandonato, Lui non ha girato le spalle, quando Pietro lo ha rinnegato Gesù non lo ha abbandonato al suo tradimento, ma lo ha incontrato, Pietro ha potuto rivedere negli occhi di Gesù il Suo perdono, ha potuto scorgere lo stesso amore e la stessa misericordia.
Dio vuole risanare ogni minestra amara.
Per risanare quella minestra Eliseo ebbe bisogno della farina, noi, abbiamo bisogno di Cristo, il pane disceso dal cielo, abbiamo bisogno di quel pane di vita, di Colui che può risanare ogni radice di amarezza.
Un giorno Dio ha fatto una scelta, Lui ha scelto la Chiesa per essere una luce in mezzo ad una generazione che va sempre più alla deriva e per questo ognuno che sa di essere Chiesa ha una grande responsabilità: fare la scelta giusta e stare attenti alle erbe amare.
Past. Alessandro Occhipinti
IL CORAGGIO DI CONFESSARE
Durante l’attentato al presidente Reagan l’assassino sparò sette colpi in un secondo, tutti i presenti, per istinto di protezione, si gettarono a terra e rimasero rannicchiati, tutti tranne una persona, l’agente Mac Carthy, lui rimase in piedi, distese le sue braccia davanti al Presidente assumendo la posizione dell’aquila quando plana e una pallottola perforò il suo stomaco, anche il presidente fu colpito da una pallottola, ma grazie a Mac Carty schivò colpi che sarebbe stati fatali e fu salvo.
Duemila anni fa Gesù ha aperto le sue braccia per salvarci, ha preso lui i colpi perché noi fossimo salvi, si è lanciato su di noi come un’aquila e ci ha salvati.
Lui ha avuto il coraggio di morire per noi mentre noi eravamo peccatori, mentre eravamo bestemmiatori, maldicenti, cattivi, Lui non si è lavato le mani come aveva fatto Pilato, ma ha lavato i piedi ai suoi discepoli; lavare i piedi significa assumersi la responsabilità di fare qualcosa che non è dovuto, Gesù non aveva la responsabilità di lavare i piedi, non gli competeva, questo era il compito che spettava al servo, ma lui lo ha fatto.
Nella Bibbia esistono due parole per definire la potenza: diunamis che indica la potenza per fare cose straordinarie, e exousia che indica invece la potenza di non fare le cose che potremmo fare, exousia è la capacità di trattenersi.
Quando Gesù morì avrebbe potuto chiamare 12 legioni di angeli, 72.000,00 angeli per scendere dalla croce, per evitare quello strazio, ma non lo fece, Lui ebbe la capacità di non farlo, Gesù esercitò la Sua exusia.
Abbiamo bisogno di questa potenza per avere la forza di non peccare.
La Bibbia ci invita a comportiamoci da uomini, ad agire come veri uomini “Comportatevi virilmente, vegliate state fermi nella fede”(I Corinzi 16:13) è un invito ad avere il coraggio di dire no ai compromessi.
Negli anni “60 Martin Luther King fu incarcerato per avere intrapreso la lotta per i diritti umani in America e, mentre si trovava in carcere, scrisse una lettera ai pastori della città che non erano di colore, il testo recitava: “Voi ve ne state in silenzio e vi lavate le mani, dovreste invece prendere una posizione e dire effettivamente quello che Gesù direbbe.”
A volte davanti alla corruzione facciamo silenzio, abbiamo paura di affrontare le situazioni ed entriamo nel relativismo morale.
Un giorno Davide era nascosto in una grotta per sfuggire a Saul che voleva ucciderlo, Saul ignaro entrò in quella grotta per fare i suoi bisogni, così Davide ebbe la grande occasione di uccidere Saul, lui poteva farlo, ma grazie alla potenza di Dio Davide ebbe il coraggio di non farlo, lui esercitò la exousia.
Abbiamo tante opportunità nella vita per compromettere la nostra integrità cristiana, ma dobbiamo manifestare il coraggio per scegliere di non fare ciò che è sbagliato, a costo della nostra stessa vita, per questo coraggio i 12 discepoli morirono tutti martiri, tutti tranne uno solo Giovanni che morì sull’isola di Patmos, dopo che l’avevano torturato a morte.
In Luca capitolo 7 c’è una la storia di una donna che mostrò un gande coraggio, si trattava di una donna che desiderava incontrare Gesù, lei era una prostituta ed ebbe il coraggio eccezionale di presentarsi in quella casa, la casa di un fariseo, sapendo che sarebbe stata giudicata, disprezzata e cacciata, ma questa donna era pronta a rischiare, a lei non interessava niente tranne andare da Gesù e confessare i suoi peccati.
Lei si sedette ai Suoi piedi e ruppe il suo vaso di alabastro pieno di olio profumato, un olio che valeva quanto lo stipendio annuale di un operaio.
Quel vaso di alabastro era la sua identità, il suo lavoro, il tuo sex appeal, quel vaso era il suo passato, ma ora che era stato rotto quel vaso rappresentava le sue nuove speranze, il suo futuro.
Rompere quel vaso di alabastro significava rompere quello che era di più prezioso per lei, quello che aveva di più caro, significava offrire a Gesù il suo presente il suo passato il suo futuro.
Dovremmo chiederci qual è la cosa più preziosa che abbiamo e se siamo pronti metterla davanti a al Signore.
Forse la cosa più preziosa potrebbe essere nostra moglie o nostro marito, oppure i nostri figli, oppure la cosa più preziosa che abbiamo è il nostro stipendio, il nostro lavoro, o forse il nostro un pacchetto di sigarette.
“Comportatevi virilmente” e ci vuole coraggio per rinunciare a ciò che è prezioso.
Ci vuole coraggio a fare quello che ha fatto questa donna: confessare i propri peccati, la confessione ci rende vulnerabili, sappiamo che ci sono uomini con lo spirito farisaico, sempre pronti a mormorare e a giudicare, gente che sa solo puntare il dito accusatorio e guardare alle debolezze, Gesù invece vede in noi l’immagine di Dio, vede in noi la Sua opera.
L’adultera si trovata in flagrante adulterio, secondo la legge doveva essere uccisa, lapidata e tutti erano pronti a farlo, ma quando Gesù l’ha guardata non ha visto ciò che lei era, ma ciò che sarebbe diventata.
Zaccheo salì sul sicomoro per vedere Gesù, era un pubblicano, un ladro, ma quando Gesù lo vide non lo accusò di furto, ma Zaccheo confessò.
Anche il ladrone sulla croce confessò e ricevette la promessa del cielo.
Tante volte preferiamo giustificare i nostri peccati giustificandolo per il nostro passato, per le umiliazioni subite, i torti ricevuti, ma non serve, dobbiamo invece avere il coraggio di confessare, di appoggiarci alla grazia di Dio, perché Gesù è l’unico che può riconciliarci con il nostro passato.
Martin Lutero una volta si ritirò per confessare i suoi peccati, si chiuse nella sua cameretta e uscì dopo sei ore.
La nostra confessione non può essere una confessione vaga di soli pochi secondi perché il senso di perdono che ne deriverebbe sarebbe altrettanto vago.
La confessione è sempre legata alla professione di fede, perché quando c’è confessione c’è perdono e quando c’è perdono c’è professione di fede.
Pietro aveva rinnegato Gesù ben tre volte, ma qualche settimana dopo, quando scese lo Spirito Santo, Pietro professò pubblicamente la sua fede senza paura, sfidando le minacce dei religiosi, aveva ricevuto la potenza dello Spirito Santo, sulla sua vita ora c’era la exousia per non rinnegare, per non nascondersi e c’era la diunamis per predicare con potenza.
Se siamo credenti sulla nostra vita c’è la stessa capacità, la stessa potenza per comportarci virilmente, per vegliare stando fermi nella fede”
Past. Paolo Mauriello
FORTIFICATI NEL SIGNORE
Un giorno mentre Davide e i suoi uomini stavano rientrando a Siclag videro del fumo salire dal loro accampamento, il loro cuore tremò e quando si avvicinarono scoprirono una grande tragedia “[…..]gli Amalechiti avevano fatto una scorreria verso la regione meridionale e verso Siclag; avevano preso Siclag e l’avevano incendiata; avevano fatto prigionieri le donne e tutti quelli che vi si trovavano, piccoli e grandi; non avevano ucciso nessuno, ma avevano portato via tutti e se n’erano tornati da dove erano venuti. Quando Davide e la sua gente giunsero alla città, essa era distrutta dal fuoco e le loro mogli, i loro figli e le loro figlie erano stati condotti via prigionieri. Allora Davide e tutti quelli che erano con lui alzarono la voce e piansero, finché non ebbero più forza di piangere. [….]Davide fu grandemente angosciato: la gente parlava di lapidarlo, perché tutti erano amareggiati a motivo dei loro figli e delle loro figlie; ma Davide si fortificò nel Signore, nel suo Dio. Davide disse al sacerdote Abiatar, figlio di Aimelec: «Ti prego, portami qua l’efod». Abiatar portò l’efod a Davide. E Davide consultò il Signore, dicendo: «Devo inseguire questa banda di predoni? La raggiungerò?» Il Signore rispose: «Inseguila, poiché certamente la raggiungerai e potrai ricuperare ogni cosa.”(1Samuele 30:1,2,3,4,6,7,8)
Fu una grande sciagura, le moglie e i figli erano stati portati via, Davide e tutti gli uomini che erano con lui piansero fino a non avere più forza, l’angoscia aveva catturato il loro cuore e l’angoscia produce sempre irritabilità, gli uomini in preda all’ira volevano lapidare Davide ritenendolo responsabile dell’accaduto, ma Davide reagì in modo diverso, la Scrittura dice che lui si fortificò nel Signore.
Lo scoraggiamento è un arma letale, non ci fa vedere la via d’uscita, può abbatterci fino al punto di non saperci più rialzare. Il diavolo cercherà sempre di scoraggiare e purtroppo a volte lo fa attraverso le persone.
Davide non aveva solo perso la sua famiglia ma, in quel momento si trovò davanti 600 uomini infuriati contro di lui.
Avrebbe potuto scoraggiarsi? Si, ma lui decise di fortificarsi nel Signore.
Fortificarsi significa prendere forza, coraggio, ma nella sua radice ebraica questo termine indica legarsi, fissarsi su qualcosa o qualcuno. Davide si stava fissando sul Signore, in quella situazione così difficile avrebbe potuto abbattersi, perdere il controllo, ma lui sapeva che aveva bisogno di incoraggiare se’ stesso, di fortificarsi.
La Scrittura dice che la prima cosa che Davide fece fu chiedere al sacerdote di portargli l’efod per consultare il Signore poi domandò a Dio «Devo inseguire questa banda di predoni? La raggiungerò?» Il Signore rispose: «Inseguila, poiché certamente la raggiungerai e potrai ricuperare ogni cosa”
Dio continuerà sempre ad incoraggiarci all’azione, ci incoraggerà sempre ad andare avanti, ad alzarci dalla nostra condizione, a combattere e a credere nella vittoria, lui è lo stesso non cambia.
Davide non ha cercato di incoraggiare gli altri perché ha compreso che, come gli altri, aveva necessità di invocare il Signore; serve a poco incoraggiare gli altri mentre siamo noi stessi in una condizione di scoraggiamento.
Il Signore ci spingerà a incoraggiare gli altri solo quando noi siamo forti, perché non tutti riescono a fortificarsi senza l’aiuto di qualcun’altro.
Mosè per esempio fu chiamato da Dio a fortificare Giosuè: “Giosuè, figlio di Nun, che ti serve, vi entrerà; fortificalo, perché egli metterà Israele in possesso di questo paese”. (Deuteronomio1:38), e Mosè fortificò Giosuè, lo incoraggiò ricordargli le vittorie, ricordargli le strategie di guerra, ricordargli la fedeltà di Dio e la Sua potenza.
Anche nel nuovo testamento troviamo l’invito dell’apostolo Paolo a consolarci reciprocamente: “Del resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e il Dio d’amore e di pace sarà con voi”. (2Corinzi 1311)
Sicuramente essere forti dipende anche da ciò che si ascolta.
Nella Bibbia abbiamo la storia di Gedeone, un uomo che desiderava vedere la gloria di Dio e mentre lavorava invocava il Signore per la liberazione del suo paese dall’oppressione dei madianiti.
Dio un giorno lo chiamò e gli disse di prepararsi perché lui stesso avrebbe liberato il paese, ma Gedeone aveva paura, si sentiva impreparato, insufficiente, Dio allora lo inviò nell’accampamento nemico perché potesse udire qualcosa di interessante, qualcosa che avrebbe incoraggiato la sua impresa: ” […..] «Alzati, piomba sull’accampamento, perché io l’ho messo nelle tue mani. Ma se hai paura di farlo, scendi con Pura, tuo servo, e udrai quello che dicono; e, dopo questo, le tue mani saranno fortificate per piombare sull’accampamento». [……] Quando Gedeone arrivò, un uomo stava raccontando un sogno a un suo compagno e gli diceva: «Ho fatto un sogno. C’era un pane tondo, d’orzo, che rotolava nell’accampamento di Madian, giungeva alla tenda, la investiva, in modo da farla cadere, da rovesciarla, da lasciarla per terra». Il suo compagno gli rispose e gli disse: «Questo non è altro che la spada di Gedeone, figlio di Ioas, uomo d’Israele; Dio ha messo nelle sue mani Madian e tutto l’accampamento». Quando Gedeone ebbe udito il racconto del sogno e la sua interpretazione, adorò Dio; poi tornò all’accampamento d’Israele e disse: «Alzatevi, perché il Signore ha messo nelle vostre mani l’accampamento di Madian!» (Giudici 7:9,10,11,13,14,15)
Quello che noi udiamo ci influenzerà comunque, ci potrà rendere più forti o ci potrà rendere più deboli.
Quando lo Spirito Santo scese sui 120 questi uomini furono trasformati dalla potenza di Dio.
Fin a quel momento, in diverse occasioni, Pietro aveva mostrato paura, ma dopo l’esperienza della pentecoste, diventò un uomo di coraggio, un uomo d’azione, predicò con franchezza davanti a centinaia di persone senza paura e 3.000 presenti si convertirono al Vangelo.
Ma ciò che fu straordinario in quel giorno non fu soltanto il numero elevato di conversioni, ma il cambiamento radicale che si manifestò: i neofiti abbandonarono immediatamente e completamente il vecchio modello di vita, per vivere la nuova vita in Cristo.
Prima di allora questi uomini erano stati dei religiosi, pii ebrei, andavano a Gerusalemme tre volte l’anno, frequentavano la sinagoga, praticavano i rituali, ma dopo quell’esperienza, improvvisamente iniziarono a vivere uno stile di vita diverso, senza più formalismi, senza ipocrisie, senza apparenza, senza paure.
Chi è rigenerato esce fuori dai vecchi schemi, fuori dal ritualismo, fuori da ogni forma di superficialità, per vivere una vita di coraggio.
Atti 2:42 ci descrive la vita di questi uomini: “Ed erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere.”
E’ necessario che cresciamo in forza e in coraggio essendo perseveranti nella comunione, nell’insegnamento e nella preghiera, per non essere più bambini: “Infatti, mentre a quest’ora dovreste essere maestri, avete di nuovo bisogno che vi s’insegnino i primi elementi degli oracoli di Dio, e siete giunti al punto di aver bisogno di latte e non di cibo solido.” (Ebrei 5:12)
Davide il cui nome significa amato, preferito, fu l’unto del Signore, ma nonostante unto, amato e favorito non fu esonerato dai momenti difficili perché le difficoltà sono inventabili per tutti , ma in questa storia lui ci insegna che nei momenti difficili è possibile restare calmi senza precipitare nello scoraggiamento e nell’irritabilità, è possibile fortificarsi nel Signore e nella sua forza, l’apostolo Paolo scriverà nel nuovo testamento: ”Per ultima cosa voglio ricordarvi che dovete prendere forza dal Signore, dalla Sua potenza straordinaria.” (Efesini 6:10 versione la Parola è vita).
Persone che hanno bisogno di fortificarsi nel Signore e persone che incoraggiano gli altri e, ma possiamo dire, senza ombra di dubbio, che la Chiesa è il luogo dove non mancherà mai l’aiuto e la consolazione, ed è anche il luogo dove potremo sicuramente udire quella parola capace di fortificarci e rialzarci.
Allora il consiglio della Parola è: fortifichiamoci nel Signore, aiutiamo gli altri a fortificarsi e stiamo attenti a ciò che udiamo.
Emanuele Campo e Pastore della CEBA CHURCH di Busto Arsizio VA. Ha conseguito il Bachelor in Studi Religiosi della University of Wales presso la Facoltà Pentecostale di scienze religiose in Bellizzi (SA). Ha collaborato con una missione interdenominazionale dal 1987 al 1998 acquisendo una formazione evangelistica.
MANTIENI LA TUA POSIZIONE
Il popolo di Israele fu schiavo del faraone per quattrocento anni, ma Dio udì il loro grido e scese a liberarli.
Il Signore fece grandi prodigi, quella notte un agnello fu immolato e Israele usci dall’Egitto a testa alta, iniziò il grande esodo verso una destinazione certa: il buon paese e dopo 40 anni vi entrarono.
Dio aveva mantenuto le Sue promesse!.
Ma l’ordine di Dio era drastico: “Quando l’Eterno, il tuo DIO, ti avrà introdotto nel paese in cui entri per prenderne possesso, e avrà scacciato davanti a te molte nazioni: gli Hittei, i Ghirgasei, gli Amorei, i Cananei, i Perezei, gli Hivvei e i Gebusei, sette nazioni più grandi e più potenti di te, e quando l’Eterno, il tuo DIO, le avrà date in tuo potere tu le sconfiggerai e le voterai al completo sterminio; non farai con esse alleanza, né userai con loro alcuna misericordia. [……]Ma con loro vi comporterete così: demolirete i loro altari, spezzerete le loro colonne sacre, abbatterete i loro Ascerim e darete alle fiamme le loro immagini scolpite. Poiché tu sei un popolo consacrato all’Eterno, il tuo DIO; l’Eterno, il tuo DIO, ti ha scelto per essere il suo tesoro particolare fra tutti i popoli che sono sulla faccia della terra.” (Deuteronomio 7:1,2,5,6)
Israele doveva assolutamente eliminare tutti i popoli che abitavano il paese, erano popoli malvagi, gente senza legge, senza scrupoli, capace di far passare il loro figli per il fuoco per offrirli ai loro dei, era necessario distruggere tutte le loro pratiche idolatre, le colonne sacre e ogni idolo.
Finalmente Israele prende possesso del paese, ma in un momento inaspettato i vecchi nemici che erano già stati vinti si ripresentarono, proprio come fantasmi del passato.
La terra promessa è per noi figura della nuova vita che Cristo ha realizzato in noi, una vita di libertà e di autorità.
La Bibbia dice che la nostra posizione è elevata, siamo seduti nei luoghi celesti in Cristo: “Ma Dio […..]ci ha vivificati con Cristo, e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù, per mostrare nelle età che verranno le eccellenti ricchezze della sua grazia .” (Efesini 2:4-7)
E’ una posizione che Gesù ha conquistato per noi, è già nostra, non dobbiamo fare nessuno sforzo per occuparla, ma sicuramente dobbiamo fare ogni sforzo per rimanere in essa, perché i vecchi nemici possono ripresentarsi per tentare di derubarci di ciò che Dio ci ha dato, così come è accaduto per il popolo di Israele.
Uno di questi fu Gerico, una città rasa al suolo dagli Israeliti, grazie all’intervento di Dio, ma che ricomparirà qualche secolo dopo, in tutta la sua forza.
Era una fortezza inespugnabile, una città antica.
Gli abitanti di Gerico furono i primi ad usare i carri di battaglie, si ritenevano forti, capaci, autosufficienti; praticavano il culto alla luna e, con i cambiamenti delle fasi lunatiche, auspicavano cambiamenti di vita, le fasi di luna piena venivano interpretate come tempi di rinascita.
Si potrebbe pensare che le famose mura, alte 3 metri, siano state edificate dagli abitanti di Gerico esclusivamente per proteggere la città, ma, anche se apparentemente potevano considerarsi fortezze di protezione, in realtà testimoniavano della loro arroganza, della loro indipendenza, erano vere e proprie fortezze di orgoglio.
Dio guidò Israele ad affrontare questo popolo pagano, fu la prima grande battaglia per Israele che con una grande strategia riportò la vittoria, le mura crollarono e Dio pronunciò una maledizione sulla città di Gerico: “Sia maledetto, davanti al SIGNORE, l’uomo che si alzerà a ricostruire questa città di Gerico! Egli ne getterà le fondamenta sul suo primogenito, e ne rizzerà le porte sul più giovane dei suoi figli”(Giosue’ 6:26).
Ma al tempo di Acab un uomo ricostruirì le fondamenta e la maledizione si avverò: “ Al tempo di lui, Acab) Chiel, di Betel, ricostruì Gerico; ne gettò le fondamenta su Abiram, suo primogenito, e ne rizzò le porte su Segub, il più giovane dei suoi figli, secondo la parola che il Signore aveva pronunciata per bocca di Giosuè, figlio di Nun.” (1Re16:34)
Gerico potrebbe essere quel fantasma che ritorna nella nostra vita, quel passato che si ripresenta, la vecchia attitudine riedificata nei nostri cuori che manifesta orgoglio e indipendenza.
Un altro fantasma del passato per gli israeliti furono i filistei, un popolo considerato una spina nel fianco, definiti con disprezzo incirconcisi.
I filistei ritornarono per muovere guerra a Israele e furono molto astuti, progettarono una strategia di guerra vincente:“I Filistei si radunarono per combattere contro Israele; avevano trentamila carri, seimila cavalieri e gente numerosa come la sabbia che è sulla riva del mare. Salirono dunque e si accamparono a Micmas, a oriente di Bet-Aven. [….]Allora in tutto il paese d’Israele non si trovava un fabbro; poiché i Filistei avevano detto: «Impediamo agli Ebrei di fabbricarsi spade o lance». […..]Così nel giorno della battaglia avvenne che in mano a tutta la gente che era con Saul e con Gionatan non si trovava né una spada né una lancia; se ne trovava soltanto in mano di Saul e di Gionatan suo figlio.” (1Samuele 13:5,19,22)
Non si trovavano spade né lance, Israele fu privata dell’unica possibilità di difesa.
La srategia oggi è la stessa: privarci delle armi che Dio ci ha dato, l’Apostolo Paolo in Efesini 6:17 afferma che la Parola di Dio è la spada dello Spirito, impedirci di leggere la Parola significa rischiare di essere esposti a infamia.
Una delle prime vittorie di Davide fu contro il gigante Goliath, con una fionda e 5 pietre lo uccise (1Samuele 17), ma, qualche anno dopo, altri 4 giganti si ripresentano e Davide e i suoi guerrieri dovettero affrontarli, uno di questi era mostruoso: ”Ci fu ancora una battaglia a Gat, dove si trovò un uomo di grande statura, che aveva sei dita per ciascuna mano e per ciascun piede, in tutto ventiquattro dita. Anch’egli era dei discendenti di Rafa”. (1Cr 20:6)
Un gigante con sei dita per ogni piedi che simboleggiano la stabilità e sei dita in ogni mano che simboleggiano l’abilità, caratteristiche capaci di far dimenticare a Davide la sua posizione di re, una posizione di grande autorità.
Quante volte la vita ci costringe ad affrontare situazioni ai nostri occhi mostruose e dimentichiamo che siamo in posizione di autorità, siamo seduti nei luoghi celesti in Cristo, facilmente ci scoraggiamo e pensiamo di non essere capaci di gestire gli eventi, di non avere abilità, o di aver perso la stabilità, ma noi abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio, abbiamo la Sua unzione.
Gerico, i filistei, i giganti sono i vecchi nemici che ritornano.
Ma le fortezze di orgoglio sono già caduti davanti ai nostri occhi, i giganti che ci rendevano instabili e insicuri sono stati abbattuti, i nemici che volevano disarmarci sono stati messi in fuga, le cose vecchie sono passate e alla croce un Agnello è stato immolato affinché oggi potessimo essere seduti nei luoghi celesti in Cristo ed esercitare l’autorità sul quel passato che ritorna, su quel passato che vuole derubarci della nuova vita in Cristo, sul quel passato che non ci appartiene più.
Emanuele Campo e Pastore della CEBA CHURCH di Busto Arsizio VA. Ha conseguito il Bachelor in Studi Religiosi della University of Wales presso la Facoltà Pentecostale di scienze religiose in Bellizzi (SA). Ha collaborato con una missione interdenominazionale dal 1987 al 1998 acquisendo una formazione evangelistica.