LA PREGHIERA DI JABETS

“Jabets fu più onorato dei suoi fratelli; sua madre l’aveva chiamato Jabets, perché diceva: «L’ho partorito con dolore». 10 Jabets invocò il DIO d’Israele, dicendo: «Oh, se tu mi benedicessi e allargassi i miei confini e la tua mano fosse con me e mi preservassi dal male sì che io non abbia a soffrire!». E DIO gli concesse ciò che aveva chiesto”. (1Cronache 4:9,10)  

E’ una delle preghiere più brevi, ma anche una delle più potenti che troviamo nella Bibbia.

Jabets è un uomo sconosciuto nella Bibbia, non è nella lista dei grandi uomini di Dio, non è considerato importante come Mosè , Eliseo, Davide, o come gli Apostoli, non è menzionato tra i campioni della fede di Ebrei 11, lui non è un uomo popolare.

Anche le parole della preghiera non sono parole particolarmente singolari, non sembrano importanti o incidenti, non attirano la nostra attenzione, ciò che attira la nostra attenzione è  invece il risultato di questa preghiera, ciò che è assume importanza è la risposta che Jabets ottiene dal Signore “Dio gli concesse quello che aveva chiesto”.

Inserita in un contesto dove la figura di quest’uomo emerge inaspettata tra l’elenco interminabile di genealogie e di nomi sconosciuti ,

sembra quasi che lo Spirito voglia proprio evidenziare la potenza della preghiera.

Non è una preghiera come quella fatta da Salomone per il tempio, o da Neemia per la ricostruzione delle mura di Gerusalemme, ne’ come quella formulata di Daniele per il popolo, la preghiera di Jabets manifesta tutta la potenza di Dio a favore di un uomo che cerca la Dio.

La preghiera di Jabets serve a ricordare a tutti noi che Dio risponde alla nostra preghiera, che i cieli sono aperti sul popolo pentecostale, che Dio continua ad ascoltare il grido della Chiesa, che Dio continua ad operare miracoli.

Un giorno sono andato in Costa d’Avorio dovevo predicare in una Chiesa della capitale Abidjan.

Al mattino alle 7, insieme a un gruppo di fratelli, ci siamo preparati per andare al culto e mentre ci avviciniamo al luogo di culto sentiamo un boato sempre più forte, oltrepassando un muro vedo una folla di circa 3.000 persone, erano credenti ripiene di Spirito Santo, tutti glorificano e benedicevano il nome del Signore, mi sono meravigliato perché questi credenti stavano vivendo una grande persecuzione in quel periodo.

Il pastore mi invita nel suo ufficio a bere un caffè e mi racconta che durante la guerra le Chiese si erano svuotate, il consiglio generale di Chiesa si era riunito per decidere cosa fare e un fratello alzando la mano aveva proposto: “ una sola cosa bisogna fare, dobbiamo digiunare e cercare il Signore affinché Dio si manifesti”

Il Consiglio di Chiesa accetta la proposta e invia una circolare a tutte le comunità, tutti aderiscono, vengono allora costituiti intercessori a tempo pieno nelle comunità, fratelli che dalle 22 di sera alle 7 del  mattino sono  impegnati sol esclusivamente nella preghiera .

Intanto i ribelli islamici fondamentalisti prendono possesso del governo e il presidente, un fratello, è costretto a scappare, la situazione sembra peggiorare, gli islamici attaccato le Chiese pentecostali, arrivavano ai locali di culto con le camionette, armati di bombe a mano e fucili, poi scendevano a piedi e aspettavano che il popolo di Dio inizi a pregare per sparare e lanciare bombe contro di loro, ma un giorno è accaduto qualcosa di straordinario, mentre il popolo adorava Dio, gli islamici sono arrivati e hanno cominciato a lanciare le granate sui credenti, ma questa volta sembravano non funzionare, continuavano a cadere a terra senza esplodere, anche i fucili sembravano incepparsi quel giorno, quando gli islamici tentavano di sparare sui credenti i grilletti si bloccavano, ma quando puntavano il fucile verso l’alto questi ritornavano a funzionare perfettamente, di fronte a questo gli islamici e si sono convertiti a Dio, il Signore li ha salvati, Dio ha manifestato la sua gloria con guarigioni  e battesimi di Spirito Santo.

La preghiera cambia la storia.

La preghiera di Jabets  parla di quattro richieste.

Le prime due sono volte a una liberazione fisica, Jabets chiede di essere di liberarlo dal dolore; le altre che ci parlano della sua relazione con Dio, Jabets chiede la benedizione di Dio e la Sua protezione nella sua vita.

Questa preghiera va al di là di ogni barriera ecclesiastica, Jabets non prega per gli altri o per il mondo ma per se’ stesso, non prega per un risveglio o per gli ammalati, non prega per le anime e neanche per la fame che c’è nel mondo, lui prega solo per se’ stesso: ”Benedicimi Signore”, non è una preghiera egoistica, ma viene da un cuore che ha bisogno di incontrarsi con Dio, Jabets era un uomo che viveva nella sofferenza, in una situazione difficile, e lui sa che solo il Signore può cambiare la sua vita, lui realizza il suo bisogno di Dio.

Gesù, parlando della preghiera ha detto: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto perché’ chiunque chiede riceve , chi cera trova e chi bussa sarà aperto” Mt 7:7

Un giorno mi trovavo in una Chiesa in Costa D’Avorio e il pastore mi ha raccontato un episodio che era accaduto la domenica precedente:
Mentre predicavo” mi disse “ abbiamo sentito delle grida, i pastori e gli anziani sono andati a vedere cosa stesse  succedendo, in fondo alla chiesa c’era una donna paralitica, una  mussulmana che continuava a  invocare il Signore e il Signore la stava guarendo e battezzando nello Spirito Santo, la mano di Dio l’aveva raggiunta e  il suo corpo era  stato totalmente guarito e lei saltava di gioia e ringraziava il Signore”.

Innanzitutto il nome Jabets vuol dire dolore, la mamma lo chiamò così perché Jabets significa “l’ho partorito con dolore”.

La Bibbia non lo dice, ma probabilmente Jabets era storpio, oppure aveva una malattia, sicuramente era un uomo che soffriva, forse era escluso dai fratelli, abbandonato, dimenticato;  la vita di Jabets è iniziata male, è una vita triste, la stessa vita di tanti uomini e donne che vivono senza Dio, una vita di dolori, continuamente nell’angoscia, una vita  senza pace, Giobbe al capitolo 22 verso 21 esorta:

Riconciliati dunque con Dio; avrai pace, ti sarà resa la prosperità”.

Ma Jabets a un certo punto della sua comprende che deve pregare: “Signore allarga i miei confini”, in altre parole “Signore, rimuovi i limiti  tutto quello che non riesco a fare tu lo conosci, là dove sono limitato tu lo sai, allarga i mie confini, opera in me, fai tu nella mia vita, prendi controllo della mia vita”.

Ci sono alcuni che non permettono a Dio di andare oltre con la loro vita perché vivono un cristianesimo limitato, i cosiddetti  “cultisti”, che vivono solo di culti, pregano e ascoltano la Parola solo in Chiesa, solo la domenica, nella loro vita manca  il rapporto con Gesù, la comunione con Lui e il risultato è che questi credenti non riescono a sperimentare la potenza di Dio nella loro vita.

Alcuni addirittura peccano, si ribellano, trasgrediscono senza neanche chiedere perdono a Dio.

Dio vuole allargare i nostri confini, operare nelle nostre debolezze, operare nei nostri cuori, allargare la Sua opera in noi.

A volte nella nostra vita ci sono limiti determinati dalle malattie, dalle tentazioni, dai dolori, dacircostanze che ci possono fermare, limitare e, nonostante i desideri siano buoni, noi possiamo impedire a Dio di trasformarci perché  restiamo imprigionati nelle situazioni.

Altre volte ci sono dei sentimenti che si ritraggono nel nostro cuore verso fratelli, genitori, amici, a causa di amarezze, di mancanza di perdono, ci sono territori spirituali che si perdono, abbiamo bisogno di fare la preghiera di Jabets: “Signore allarga  mie confini  fammi riconquistare ciò che ho perso fammi riconquistare quell’ affetto che non provo più “

Dobbiamo andare alla croce, è solo lì che il diavolo è stato sconfitto, lì i peccati sono stati perdonati, le malattie spirituali guarite, alla croce e solo alla croce siamo rialzati.

Jabets mette interamente la sua vita nelle mani di Dio.

“Sia la tua mano con me preservami dal male”, lui  non chiede un aiuto temporaneo, molti credenti cercano Dio solo quando si trovano  nel bisogno. Dio deve occupare il posto più importante nel nostro cuore, deve essere più importante di ogni altra cosa, di ogni altra persona, più importante della propria famiglia, più importante della nostra stessa vita, e solo quando realizziamo le giuste priorità accediamo alla sfera del soprannaturale e vediamo la manifestazione della gloria di Dio.

Jabets desiderava essere uno strumento di Dio.

Due anni fa ho incontrato un fratello carissimo un missionario il quale mi disse: ”Antonio ci dobbiamo abbracciare perché probabilmente non ci vedremo più, parto per una zona dove c’è molta persecuzione e sento nel  mio cuore che non tornerò indietro”

Dopo un anno l’ho rivisto e lui mi raccontato la sua storia in quel paese: “Per molti mesi abbiamo provato a distribuire volantini in quel paese, ma nessuno si fermava, anzi, quando sentivano il nome di Gesù tutti scappavano, per quattro cinque mesi abbiamo continuato nonostante l’insuccesso, ma una sera ero veramente scoraggiato e alle 3 di notte piangevo e pregavo: ”Signore probabilmente non era io lo strumento adatto, ritorno indietro, ho fallito” mentre pregavo all’improvviso sentii bussare violentemente alla porta, ebbi paura,  pensai che stavano venendo a prendermi per uccidermi, apro e vedo una donna con un bambino di 6 mesi tra le braccia, aveva percorso due chilometri per raggiungermi, il bambino era freddo, era morto  e lei mi dice:” Tu mi hai detto che il tuo Dio è vivo voglio vedere adesso”, abbiamo iniziato a pregare, la prima ora non è accaduto niente, dopo due ore non era ancora accaduto niente, ma il mio amico missionario non si è fermato e alla terza ora, mentre la donna era straziata, io sento il suo grido, il bambino era risuscitato, la potenza di Dio era scesa sulla vita di quel bambino, la donna prende tra le braccia il suo bambino e vuole scappare via, ma io l’ho fermata e abbiamo pregato per la salvezza della donna, il Signore l’ha battezzata di Spirito Santo e lei è ritornata  nel villaggio e ha testimoniato della resurrezione, per mezzo di quella testimonianza, l’intero villaggio si è convertito al Signore, in seguito un villaggio dopo l’altro ha riconosciuto la potenza di Dio e tutti si sono convertiti, si è manifestato un potente risveglio, ora in quella zona c’è una comunità di  900 membri.

La vita di Jabets era iniziata male, iniziata nel dolore e nella sofferenza, ma quando lui si presenta a Dio tutto diventa straordinariamente diverso. “Iabes fu più onorato dei suoi fratelli “Un inizio tragico, ma una fine è gloriosa.

Jabets non era un umo importante, non era un uomo celebre e le parole della sua preghiera non erano parole importanti non erano celebri, ma ciò che fu importante, ciò che fu celebre e che rimane celebre ancor a oggi fu la risposta di Dio alla sua preghiera:

“Dio gli concesse quello che aveva chiesto”.

Past. Antonio Imbimbo

 

N/A

DIO HA CURA DELL’UOMO

Fin dall’inizio del “900 i bisogni dell’uomo sono stati oggetto di studio di comportamentisti e sociologi e gli uomini li hanno inseguiti identificandoli spesso con ricchezze, prestigio e successo.

Ma Dio conosce l’uomo e sa che la necessità dell’uomo non consiste nell’accumulare ricchezze e neanche nella posizione sociale che può occupare.

Ma allora quali sono i nostri veri bisogni?  Cosa dice la  Bibbia in merito?

Guardiamo alla vita di Davide.

Davide, quando era ancora molto giovane era stato scelto da Dio, designato per ricevere l’unzione.

Davide era il più piccolo tra i sette figli di Isai, e non era molto considerato in famiglia, viveva una condizione di discriminazione all’interno della sua famiglia.

Un giorno a casa di Isai arriva il profeta Samuele, inviato da Dio per ungere Davide, Davide non c’era, stava pascolando le pecore, ma c’erano tutti i suoi fratelli e Samuele stava per versare l’unzione su uno di loro, pensando che fosse il prescelto da Dio, ma Dio lo ferma. L’unzione era riservata a Davide e Davide la riceve tre volte in tre occasioni.

Davide riconosce che quell’unzione è stata con lui nei momenti più difficili, che è stato il suo aiuto, riconosce che, per l’efficacia di quell’unzione, lui ha vinto Goliath, il gigante contro il quale non avrebbe mai potuto trionfare con le sue sole forze, riconosce che,  per l’efficacia di quell’unzione,  è riuscito a sfuggire alla spietata persecuzione e alle minacce di morte del re Saul.

Per questo, quando Davide peccherà di adulterio e di omicidio, in quel tragico momento in cui perderà la presenza di Dio, perderà la forza e la gioia, supplicherà Dio per ottenere il Suo perdono e ritrovare quello Spirito,  quell’unzione così preziosa che sembra ormai persa:

“7 Abbi pietà di me, o Dio, per la tua bontà”, scriverà nel salmo 51 “nella tua grande misericordia cancella i miei misfatti.8 Fammi di nuovo udire canti di gioia e letizia, ed esulteranno quelle ossa che hai spezzate. 10 O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo.11 Non respingermi dalla tua presenza e non togliermi il tuo Santo Spirito.12 Rendimi la gioia della tua salvezza”.  

Davide sa che quell’unzione che ha ricevuto è stata necessaria per la sua difesa davanti alle sfida del gigante, sa che quell’unzione che ha ricevuto è stata indispensabile per la sua incolumità davanti alle minacce di Saul, e sa che ora è vitale davanti alla sua debolezza, urgente per poter rialzare il capo e udire nuovamente i canti di gioia e di letizia.

Davide si rende conto che Dio ha dato valore alla sua vita e che gli ha anche dato una posizione di onore e regalità, che Dio ha preso cura della sua vita. Davide scriverà il salmo 8:

 […..] 3 Quand’io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte, 4 che cos’è l’uomo perché tu lo ricordi? Il figlio dell’uomo perché te ne prenda cura? 5 Eppure tu l’hai fatto solo di poco inferiore a Dio, e l’hai coronato di gloria e d’onore. 6 Tu lo hai fatto dominare sulle opere delle tue mani, hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi: 7 pecore e buoi tutti quanti e anche le bestie selvatiche della campagna; 8 gli uccelli del cielo e i pesci del mare, tutto quel che percorre i sentieri dei mari.”

Il salmo 8 è un salmo che evidenzia il valore che Dio attribuisce all’uomo e Davide si domanda perché l’uomo è così importante per Dio? “che cos’è l’uomo perché tu lo ricordi? Il figlio dell’uomo perché te ne prenda cura?”. L’uomo è l’unica creatura di Dio fatta a Sua immagine, un’immagine che Lui ha impresso dentro di noi, anche se poi n seguito al peccato questa immagine è stata macchiata, corrotta e adulterata.

Ma il salmo 8 evidenzia anche la posizione che Dio conferisce all’uomo “Eppure tu l’hai fatto solo di poco inferiore a Dio, e l’hai coronato di gloria e d’onore. Tu lo hai fatto dominare sulle opere delle tue mani” una posizione di dignità, di regalità, di gloria, e onore.

Ma Davide non era l’unico che aveva compreso la cura di Dio, ci sono stati altri esempi nella Bibbia come quello di Giuseppe, che ancora ragazzino fu rigettato e venduto dai suoi fratelli, portato in Egitto dove rimase schiavo per anni, ma Dio alla fine innalzò facendolo diventare vice faraone dell’Egitto. Anni terribili di  sofferenza e ingiustizie, ma Dio aveva preso cura di lui, gli aveva dato l’unzione per continuare a credere e a sperare e per perdonare i suoi fratelli . Genesi 50:20

Altri uomini come Daniele, Sansone, ecc. di cui Dio aveva preso cura, unti da Dio per dominare le situazioni, hanno potuto dire insieme a Davide:

[…] ”che cos’è l’uomo perché tu lo ricordi? Il figlio dell’uomo perché te ne prenda cura?  Eppure tu l’hai fatto solo di poco inferiore a Dio, e l’hai coronato di gloria e d’onore. Tu lo hai fatto dominare sulle opere delle tue mani, hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi

Anche noi come Davide abbiamo ricevuto l’unzione del Suo Spirito, anche noi come Davide godiamo della cura di Dio, una cura che riconosciamo facilmente quando pensiamo alla croce, al dono di Gesù che Egli ci ha fatto per il perdono dei peccati; una cura che riconosciamo facilmente quando pensiamo ai fratelli e alle sorelle che Dio ci ha donato capaci di icoraggiarci e sostenenrci nei momenti difficili; ma non sempre riconosciamo la cura di Dio quando pensiamo al dono dello Spirito Santo perché non ne comprendiamo sempre l’efficacia, pensiamo erroneamente che quell’unzione sia stata versata su di noi solo per compiere opere soprannaturali, invece ci è stata elargita in quanto potenza per affrontare le situazioni difficili, per vincere combattimenti, conflitti, paure, amarezze che spesso si insidiano nella nostra mente, per vivere una vita vittoriosa caratterizzata dalla gioia e dalla pace, per rialzare il capo quando tutto sembra perso, per formare il carattee di Cristo in noi.

Se non c’è unzione nella nostra vita il nostro cuore continuerà ad essere irritabile, impaurito, il nostro carattere immutabile, e quell’immagine di Dio in noi continuerà ad essere corrotta, solo l’unzione dello Santo Spirito può trasformare la nostra vita.

Dio ci conosce, Lui sa che le ricchezze materiali, il prestigio sociale, il successo mondano, non sono il nostro vero bisogno, quello di cui abbiamo veramente bisogno è l’unzione del Suo Santo Spirito, quell’unzione che quando siamo tristi può farci udire ancora i canti di gioia, quando abbiamo attitudini carnali può purificare il nostro cuore e quando siamo stanchi può rinnovare dentro di noi uno spirito ben saldo, l’unzione che ci fa sentire ancora la Sua dolce consolante e rassicurante presenza e ci rende la gioia della Sua salvezza.

L’apostolo Paolo in atti 14:17 parlando di Dio a una folla di pagani ha dichiarato: “Dio non ha lasciato gli uomini privi della Sua testimonianza”

Allora chiediamoci:  “Ma qual è la Sua testimonianza? Come ha testimoniato Dio di sè stesso?

Il verso continua: ”facendo del bene, mandandovi dal cielo pioggia e stagioni fruttifere, dandovi cibo in abbondanza, e letizia nei vostri cuori”

Una buona salute fisica e una buona salute mentale, questi sono i nostri bisogni e questo è ciò che Dio realizzerà nella vita di quanti hanno compreso la cura di Dio.

                                                                                                              Emanuele Campo e Pastore della CEBA CHURCH di Busto Arsizio VA. Ha conseguito il Bachelor in Studi Religiosi della University of Wales presso la Facoltà Pentecostale di scienze religiose in Bellizzi (SA). Ha collaborato con una missione interdenominazionale dal 1987 al 1998 acquisendo una formazione evangelistica. 

N/A

NON TORNARE INDIETRO

La storia racconta che Giulio Cesare, quando marciò contro la Gran Bretagna, dopo aver sbarcato, fece salire il suo esercito su un alto promontorio, la scena che videro fu inquietante: le barche con cui erano arrivati stavano bruciando, non era rimasto altro che cenere, il messaggio che Giulio Cesare volle trasmettere al suo esercito fu chiaro: non si torna indietro, da qui non si può fuggire, non ci possono essere ripensamenti, dobbiamo raggiungere il traguardo, vincere a tutti i costi.

Per non avere ripensamenti, per non tornare indietro, la Bibbia ci esorta continuamente ad essere perseveranti, coraggiosi, determinati, ci incoraggia ad andare avanti e ci insegna a confidare nel Signore.

Nel vangelo di Luca al capitolo 11 verso 9 è scritto: Chiedete, e vi sarà dato; cercate, e troverete; picchiate, e vi sarà aperto”,  ma la versione originale traduce:  “chiedete con perseveranza,,  cercate senza stancarvi e troverete, bussate ripetutamente e vi sarà aperto”.

Con perseveranza, senza stancarsi e ripetutamente. Non c’è posto per ripensamenti!

Dio sta formando uomini e donne, che sappiano accettare le sfide e contrastare le opposizioni, Lui ci insegna a non tirarci indietro davanti alle difficoltà.

Nella lettera agli  Ebrei al capitolo 10:39 è scritto: “noi non siamo di quelli che si tirano indietro per la loro perdizione, ma di quelli che credono per la salvezza dell’anima”

Purtroppo però alcuni credenti nella storia biblica, dopo un tempo si sono tirati indietro, Dema per esempio, un collaboratore di Paolo, a un certo punto del suo cammino cristiano ha lasciato Paolo ed è andato via: ”Dema, avendo amato il presente secolo, mi ha lasciato e se n’è andato a Tessalonica” (2Timoteo 4:10); per Dema l’amore per Dio era finito, gli obiettivi probabilmente erano diventati altri.

Anche Figello e Ermogene si erano allontanati da Paolo, sebbene non avessero abbandonato la fede cristiana (2Ti 1:15), probabilmente non riuscivano ad accettare le sfide che Paolo accettava.

Ci sono stati però, nel corso della storia, dei grandi esempi di uomini che hanno saputo perseverare, hanno saputo lottare per il raggiungimento di buoni obiettivi, per esempio Nelson Rolihlahla Mandela, un credente attivista per i diritti civili, che, sebbene abbia dovuto scontare 27 anni di carcere, non ha mai rinunciato al suo sogno: ottenere il pieno riconoscimento dei diritti civili degli appartenenti ai gruppi etnici non bianchi.

Per la sua determinazione ha portato enormi cambiamenti nel sud Africa dove è stato il primo uomo di colore a ricoprire carica di Presidente.

Ludwig van Beethoven, un altro esempio da considerare, fu un grande musicista, ancora prima di aver compiuto i trent’anni il suo udito fu completamente compromesso, ma lui continuò imperterrito a comporre e a suonare, nonostante il suo insegnante l’avesse scoraggiato, e divenne un grande compositore, tanto da essere annoverato tra i più grandi geni della storia della musica.

Questa è la determinazione che ognuno deve avere se vuole raggiungere obiettivi, se vuole determinare grandi vittorie nella propria vita perché non si può parlare di sconfitta fino a quando non si smette di combattere.

La lettera agli Ebrei fu scritta un secolo dopo Cristo, i fruitori erano credenti perseguitati, una Chiesa che viveva l’opposizione, un momento difficile.

La vita è fatta di questi momenti, ma il vero problema di questi credenti era da ricercarsi nel loro carattere:

  • Erano resistenti al cambiamento.

Questi credenti si stavano domandando se valeva la pena continuare in Cristo o ritornare alla religione dei padri, a quella religione ricca di  festività ebraiche, sembravano più attirati dalla gioia di festeggiare che dalla verità.

  • Erano influenzati dalla religione.

Il sincretismo era accentuato in quel periodo anche perché il cristianesimo era nato da poco, c’era la religione ebraica e il paganesimo, il cristianesimo rischiava di diventare solo una forma. Gesù diceva: “Questo popolo mi onora solo con le labbra”

  • Accettavano facilmente il compromesso .

I destinatari di questa lettera erano credenti che non si schieravano definitivamente dalla parte della verità ma, pur di vivere senza opposizioni, erano disposti a soccombere, a compromettersi.

Per questi motivi la Chiesa a cui si rivolge lo scrittore agli Ebrei era una Chiesa debole a cui era necessario ricordare: “noi non siamo di quelli che si tirano indietro per la loro perdizione, ma di quelli che credono per la salvezza dell’anima”

Il nostro nemico spirituale tenterà, se gli riesce, a farci fare inversione di direzione, ha tentato anche con il popolo di Israele, davanti al mar Rosso si sono scoraggiati così tanto da desiderare di ritornare indietro, perdendo completamente la fiducia in Dio.

Ma Dio era con loro, quella colonna di fuoco che li aveva accompagnati ogni notte durante il cammino nel deserto, ora si era spostata e si era interposta tra gli egiziani e il popolo, gli egiziani non riuscivano più a vedere nulla, solo nebbia, mentre il popolo era avvolto dalla luce.

Sappiamo che non è facile rimanere fermi quando i venti sono contrari, ma sappiamo anche che, quando la tempesta arriva, non siamo soli, Lo Spirito Santo è con noi, Gesù ha mantenuto la Sua promessa, ha mandato il Consolatore, Colui che nei momenti difficili ci garantisce il Suo aiuto soprannaturale, un amico fedele che ci accompagna tutti i giorni nel cammino di questa vita, il Parackletos, cioè Colui che ci è vicino e che cammina con noi.

Chi conosce lo Spirito Santo non si tira indietro perchè sa che: “Colui che è con noi è più grande di colui che è nel mondo” Matteo 11:12

Il cristianesimo è fatto per persone determinate :”[…] il regno dei cieli è preso a forza e i violenti se ne impadroniscono” Matteo 11:12,  non c’è spazio per i sentimenti.

Gesù è stato il perfetto esempio, Lui non si è ritirato indietro davanti alla sofferenza, Lui ha attraversato il vituperio, è passato per la vergogna, per quel momento difficile, quel momento particolare, che nessuno vorrebbe attraversare, e ha vinto.

Ci dovremmo domandare quando Gesù è stato lasciato da solo, quando Giuda lo ha tradito, quando i discepoli sono scappati, quali erano i Suoi sentimenti e che ruolo hanno avuto nelle sue scelte? Nessuno, Lui ha perseverato nell’ubbidienza fino alla morte e alla mortte della croce, ha affrontato la vergona, non si è tirato indietro, non ha considerato i suoi sentimenti.

Allora cosa potrebbe indurci a rinunciare? Quale sentimento? Quale situazione? Quale pensiero?

Andiamo avanti e“[…]corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta.” (Ebrei 12:2), senza opporre nessuna resistenza al cambiamento, rinunciando definitivamente alla tradizione e senza cedere a nessun compromesso,

Non si può tornare indietro, bisogna tagliare definitivamente i ponti con il passato, bruciare quelle barche che potrebbero indurci a fuggire e continuare ad affrontare la battaglia che ogni giorno ci confronta, perché siamo la chiesa di Cristo, quella Chiesa che un giorno  raggiungerà il traguardo finale per contemplare la grande vittoria.

                                                                                                           Emanuele Campo e Pastore della CEBA CHURCH di Busto Arsizio VA. Ha conseguito il Bachelor in Studi Religiosi della University of Wales presso la Facoltà Pentecostale di scienze religiose in Bellizzi (SA). Ha collaborato con una missione interdenominazionale dal 1987 al 1998 acquisendo una formazione evangelistica. 

N/A

LA CIRCONCISIONE DEL CUORE

Dopo quattrocentotrenta anni di schiavitù in Egitto il popolo di Dio era veramente stanco, Dio ascoltò il loro grido e la Scrittura ci dice che “scese per liberarli dalla mano degli egiziani” Es 3:8

Ma il faraone era ostinato e non voleva lasciarli partire, Dio inviò il suo servo Mosè per ben sette volte a intimargli: ”Così dice l’Eterno: Lascia andare il mio popolo perché mi serva.” Es 8:1

La risposta del faraone fu sempre la stessa: ‘Siete dei pigri! siete dei pigri! Per questo dite: Andiamo a offrir sacrifici all’Eterno. Or dunque andate a lavorare! non vi si darà più paglia e fornirete la quantità di mattoni prescritta’ .Es 5:17,18.

Il faraone non era disposto a lasciare andare il popolo di Dio, non era assolutamente intenzionato a perdere i suoi schiavi, ma Dio era legato al popolo da un patto, un patto stipulato qualche secolo prima con Abramo: il patto della circoncisione “Sarete circoncisi; questo sarà il segno del patto tra me e voi” Ge 7:11.

La circoncisione consisteva in un intervento nella carne che doveva essere praticato a ogni bambino maschio all’ottavo giorno di vita e  questo aveva il suo significato spirituale: Dio aveva creato ogni cosa in sette giorni e all’ottavo giorno il bambino veniva circonciso, questo segno nella carne sarebbe stato il segno che lo avrebbe identificato come appartenente a Dio e come collaboratore di Dio, partecipe all’opera della creazione, scelto per assicurare il bene per ciò che Dio aveva creato.

La circoncisione rappresentava quindi per Dio e per ogni Israelita:

  • il segno del patto che Dio stesso aveva stabilito con loro;
  • il segno della loro appartenenza a Dio;
  • il segno che garantiva il diritto alla benedizione e alle promesse Dio.

E la benedizione si stava ora manifestando, il popolo di Israele veniva liberato dalla mano potente di Dio, il tempo della schiavitù era passato, finalmente era giunto il grande esodo, iniziava un nuovo cammino, tutti in marcia verso una grande eredità.

Questa liberazione si sarebbe ricordata ogni anno nel primo mese dell’anno, il mese di nissan, l’anno si apriva con questa celebrazione  della pasqua per ricordare al popolo il passaggio dalla schiavitù alla libertà e Dio chiama Mosè e Aronne e istituisce delle norme per questa celebrazione e la norma prevedeva che nessuno incirconciso poteva avvicinarsi alla pasqua, tranne coloro che erano legati a Dio dal patto della circoncisione, un patto che comunicava vita e libertà, un diritto che solo i circoncisi avevano: “Il Signore disse a Mosè e ad Aaronne: «questa è la norma della pasqua: nessuno straniero ne mangi, ma ogni schiavo che avrai comprato potrà mangiarne, dopo essere stato circonciso,  lo straniero di passaggio e il mercenario non potranno mangiarne[………..], siano prima circoncisi tutti i maschi della sua famiglia. poi venga pure a fare la pasqua, e sia come un nativo del paese; ma nessun incirconciso ne mangi.” Esodo 12:43- 48

Ma la circoncisione nel tempo divenne solo una forma e Dio inviò Geremia a parlare al  popolo di Giuda perché circoncidessero non solo la loro carne, ma anche i loro cuori: ”Circoncidetevi per il Signore, circoncidete i vostri cuori, uomini di Giuda”Gr 4:4

Non solo una circoncisione esteriore, ma una circoncisione più profonda, la circoncisione del cuore.

L’apostolo Paolo nel nuovo testamento dirà: “In lui voi siete anche stati circoncisi d’una circoncisione non fatta da mano d’uomo, ma della circoncisione di Cristo, che consiste nello spogliamento del corpo della carne” Colossesi 2:1

Oggi la Chiesa è il popolo di Dio, legata a Dio da un patto eterno, lavata dal sangue di Gesù, perdonata dalla grazia di Dio, in Cristo siamo stati circoncisi di una circoncisione più profonda, una circoncisione di cuore.

La chiamata a lasciarci circoncidere deve riguardare ogni aspetto della nostra vita, Dio vuole che ogni parte di noi sia circoncisa, sia segnata, anche il nostro orecchio, il popolo di Dio non sapeva ascoltare, Dio aveva inviato Geremia affinché conoscessero la Sua volontà e la volontà di Dio era che Giuda si sottomettesse ai babilonesi per ricevere disciplina e correzione, ma il popolo era duro d’orecchio: ”noi non andremo a Babilonia” Geremia li dichiarò incirconcisi di orecchio “Ecco, il loro orecchio è incirconciso, essi sono incapaci di prestare attenzione;[…].” Ge 6:10

La volontà di Dio è che li nostro cuore e il nostro orecchio siano circoncisi, affinché possiamo ascoltare la sua voce che ci invita ad allontanarci sempre di più da tutto ciò che ci rende schiavi.

Con la circoncisione della Chiesa Dio ratifica gli stessi principi:

  • Stabilisce con noi il patto di grazia;
  • Decreta la nostra nuova identità, ora siamo il suo popolo, siamo riconosciuti come coloro che Gli appartengono. Dio considera importante il sentimento di appartenenza, quando Paolo perseguitava i cristiani Gesù lo ha fermato sulla via di Damasco e gli ha chiesto:” Saulo Saulo perché’ mi perseguiti” Atti 22:7 . Nell’antico testamento quando una tribù era minacciata tutto il popolo era pronto a difenderla, si muovevano come un solo uomo.

Oggi purtroppo il sentimento manca, le persone non si sentono più appartenenti a nessuno, a volte  neanche alle proprie famiglie e questo si ripercuote in tutte le sfere sociali e religiose, ma la Parola di Dio dice: ”quanto è buono e piacevole che i fratelli dimorano in insieme” Salmo133:1

La nostra appartenenza a Dio è visibile anche nei luoghi spirituali, i demoni sanno a chi apparteniamo, in Atti 19:13-16  leggiamo: ”Or alcuni degli esorcisti giudei che andavano attorno, tentarono anch’essi d’invocare il nome del Signor Gesù su quelli che avevano degli spiriti maligni, dicendo: Io vi scongiuro, per quel Gesù che Paolo predica. E quelli che faceva questo, erano sette figliuoli di un certo Sceva, Giudeo, capo sacerdote. E lo spirito maligno, rispondendo, disse loro: Gesù, lo conosco, e Paolo so chi è; ma voi chi siete? E l’uomo che aveva lo spirito maligno si avventò su due di loro; li sopraffece, e fece loro tal violenza, che se ne fuggirono da quella casa, nudi e feriti.

  • Decreta il nostro diritto di ricevere le promesse:Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo” Efesini 1:3

Dobbiamo combattere contro tutto ciò che in noi non è ancora circonciso e affrontare il nostro ego con la stessa rabbia e la stessa ostinatezza che ha dimostrato Davide quando ha combattuto contro Goliath, il gigante incirconciso, dobbiamo nutrire lo stesso disprezzo che ha nutrito Gionatan davanti ai filistei incirconcisi, da sempre nemici del popolo.

Due voci: la voce di Dio e la voce del faraone, ancora oggi possiamo sentire la eco di queste due voci.

La voce di Dio continua a dare lo stesso ordine al faraone:“Lascia andare il mio popolo perché mi serva, , ma la voce del faraone  continua a dare la stessa risposta: “’Siete dei pigri! siete dei pigri! Per questo dite: Andiamo a offrir sacrifici all’Eterno. Or dunque andate a lavorare!” in altre parole non ve ne andrete, dovete restare qui, continuare ad essere schiavi, schiavi di paure, di oppressioni, schiavi di pensieri, di frustrazioni, di rabbie, di rancori.

Ma questo non è possibile, noi apparteniamo a Dio, siamo stati circoncisi nell’anima, la natura della Chiesa è una natura di amore, l’apostolo Paolo nel nuovo testamento dichiarerà: ”[…..] Poiché i veri circoncisi siamo noi, che offriamo il nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio […..]Fi 3:3, siamo segnati non nella carne, ma nell’anima, segnati per essere liberi dal male, per fare del bene, per perdonare, siamo nuove creature, rigenerati, siamo stati circoncisi d’una circoncisione non fatta da mano d’uomo, ma della circoncisione di Cristo per entrare a partecipare all’opera di Dio affinché ciò che Dio ha creato funzioni bene.

Si racconta una storiella: ”Un giorno un uomo prese un serpente per liberarlo e il serpente morse la mano dell’uomo e l’uomo lasciò cadere il serpente, ma poi lo riprese e tentò ancora di liberarlo, ma il serpente gli morse di nuovo la mano, l’uomo lasciò cadere il serpente ma  poi  riprovò ancora a prenderlo per liberarlo, un uomo che da lontano aveva osservato tutta la scena rimase perplesso e chiese:” ma perché ti ostini a liberarlo, lascialo morire non vedi che continua a morderti? E l’uomo rispose: il serpente continua a mordermi perché questa è la sua natura, ma la mia natura è fare del bene”

Il faraone non può fermarci, siamo stati liberati dalla mano potente di Dio, il tempo della schiavitù è passato, siamo legati a Dio da un patto eterno, gli apparteniamo, abbiamo le Sue promesse, il grande esodo è iniziato, siamo in viaggio, in marcia verso la grande eredità, un’eredità eterna riservata solo ai santi, riservati a coloro che hanno deciso di circoncidere il loro cuore.

                                                                                                            Emanuele Campo e Pastore della CEBA CHURCH di Busto Arsizio VA. Ha conseguito il Bachelor in Studi Religiosi della University of Wales presso la Facoltà Pentecostale di scienze religiose in Bellizzi (SA). Ha collaborato con una missione interdenominazionale dal 1987 al 1998 acquisendo una formazione evangelistica. 

N/A