LA PREGHIERA DI JABETS

“Jabets fu più onorato dei suoi fratelli; sua madre l’aveva chiamato Jabets, perché diceva: «L’ho partorito con dolore». 10 Jabets invocò il DIO d’Israele, dicendo: «Oh, se tu mi benedicessi e allargassi i miei confini e la tua mano fosse con me e mi preservassi dal male sì che io non abbia a soffrire!». E DIO gli concesse ciò che aveva chiesto”. (1Cronache 4:9,10)  

E’ una delle preghiere più brevi, ma anche una delle più potenti che troviamo nella Bibbia.

Jabets è un uomo sconosciuto nella Bibbia, non è nella lista dei grandi uomini di Dio, non è considerato importante come Mosè , Eliseo, Davide, o come gli Apostoli, non è menzionato tra i campioni della fede di Ebrei 11, lui non è un uomo popolare.

Anche le parole della preghiera non sono parole particolarmente singolari, non sembrano importanti o incidenti, non attirano la nostra attenzione, ciò che attira la nostra attenzione è  invece il risultato di questa preghiera, ciò che è assume importanza è la risposta che Jabets ottiene dal Signore “Dio gli concesse quello che aveva chiesto”.

Inserita in un contesto dove la figura di quest’uomo emerge inaspettata tra l’elenco interminabile di genealogie e di nomi sconosciuti ,

sembra quasi che lo Spirito voglia proprio evidenziare la potenza della preghiera.

Non è una preghiera come quella fatta da Salomone per il tempio, o da Neemia per la ricostruzione delle mura di Gerusalemme, ne’ come quella formulata di Daniele per il popolo, la preghiera di Jabets manifesta tutta la potenza di Dio a favore di un uomo che cerca la Dio.

La preghiera di Jabets serve a ricordare a tutti noi che Dio risponde alla nostra preghiera, che i cieli sono aperti sul popolo pentecostale, che Dio continua ad ascoltare il grido della Chiesa, che Dio continua ad operare miracoli.

Un giorno sono andato in Costa d’Avorio dovevo predicare in una Chiesa della capitale Abidjan.

Al mattino alle 7, insieme a un gruppo di fratelli, ci siamo preparati per andare al culto e mentre ci avviciniamo al luogo di culto sentiamo un boato sempre più forte, oltrepassando un muro vedo una folla di circa 3.000 persone, erano credenti ripiene di Spirito Santo, tutti glorificano e benedicevano il nome del Signore, mi sono meravigliato perché questi credenti stavano vivendo una grande persecuzione in quel periodo.

Il pastore mi invita nel suo ufficio a bere un caffè e mi racconta che durante la guerra le Chiese si erano svuotate, il consiglio generale di Chiesa si era riunito per decidere cosa fare e un fratello alzando la mano aveva proposto: “ una sola cosa bisogna fare, dobbiamo digiunare e cercare il Signore affinché Dio si manifesti”

Il Consiglio di Chiesa accetta la proposta e invia una circolare a tutte le comunità, tutti aderiscono, vengono allora costituiti intercessori a tempo pieno nelle comunità, fratelli che dalle 22 di sera alle 7 del  mattino sono  impegnati sol esclusivamente nella preghiera .

Intanto i ribelli islamici fondamentalisti prendono possesso del governo e il presidente, un fratello, è costretto a scappare, la situazione sembra peggiorare, gli islamici attaccato le Chiese pentecostali, arrivavano ai locali di culto con le camionette, armati di bombe a mano e fucili, poi scendevano a piedi e aspettavano che il popolo di Dio inizi a pregare per sparare e lanciare bombe contro di loro, ma un giorno è accaduto qualcosa di straordinario, mentre il popolo adorava Dio, gli islamici sono arrivati e hanno cominciato a lanciare le granate sui credenti, ma questa volta sembravano non funzionare, continuavano a cadere a terra senza esplodere, anche i fucili sembravano incepparsi quel giorno, quando gli islamici tentavano di sparare sui credenti i grilletti si bloccavano, ma quando puntavano il fucile verso l’alto questi ritornavano a funzionare perfettamente, di fronte a questo gli islamici e si sono convertiti a Dio, il Signore li ha salvati, Dio ha manifestato la sua gloria con guarigioni  e battesimi di Spirito Santo.

La preghiera cambia la storia.

La preghiera di Jabets  parla di quattro richieste.

Le prime due sono volte a una liberazione fisica, Jabets chiede di essere di liberarlo dal dolore; le altre che ci parlano della sua relazione con Dio, Jabets chiede la benedizione di Dio e la Sua protezione nella sua vita.

Questa preghiera va al di là di ogni barriera ecclesiastica, Jabets non prega per gli altri o per il mondo ma per se’ stesso, non prega per un risveglio o per gli ammalati, non prega per le anime e neanche per la fame che c’è nel mondo, lui prega solo per se’ stesso: ”Benedicimi Signore”, non è una preghiera egoistica, ma viene da un cuore che ha bisogno di incontrarsi con Dio, Jabets era un uomo che viveva nella sofferenza, in una situazione difficile, e lui sa che solo il Signore può cambiare la sua vita, lui realizza il suo bisogno di Dio.

Gesù, parlando della preghiera ha detto: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto perché’ chiunque chiede riceve , chi cera trova e chi bussa sarà aperto” Mt 7:7

Un giorno mi trovavo in una Chiesa in Costa D’Avorio e il pastore mi ha raccontato un episodio che era accaduto la domenica precedente:
Mentre predicavo” mi disse “ abbiamo sentito delle grida, i pastori e gli anziani sono andati a vedere cosa stesse  succedendo, in fondo alla chiesa c’era una donna paralitica, una  mussulmana che continuava a  invocare il Signore e il Signore la stava guarendo e battezzando nello Spirito Santo, la mano di Dio l’aveva raggiunta e  il suo corpo era  stato totalmente guarito e lei saltava di gioia e ringraziava il Signore”.

Innanzitutto il nome Jabets vuol dire dolore, la mamma lo chiamò così perché Jabets significa “l’ho partorito con dolore”.

La Bibbia non lo dice, ma probabilmente Jabets era storpio, oppure aveva una malattia, sicuramente era un uomo che soffriva, forse era escluso dai fratelli, abbandonato, dimenticato;  la vita di Jabets è iniziata male, è una vita triste, la stessa vita di tanti uomini e donne che vivono senza Dio, una vita di dolori, continuamente nell’angoscia, una vita  senza pace, Giobbe al capitolo 22 verso 21 esorta:

Riconciliati dunque con Dio; avrai pace, ti sarà resa la prosperità”.

Ma Jabets a un certo punto della sua comprende che deve pregare: “Signore allarga i miei confini”, in altre parole “Signore, rimuovi i limiti  tutto quello che non riesco a fare tu lo conosci, là dove sono limitato tu lo sai, allarga i mie confini, opera in me, fai tu nella mia vita, prendi controllo della mia vita”.

Ci sono alcuni che non permettono a Dio di andare oltre con la loro vita perché vivono un cristianesimo limitato, i cosiddetti  “cultisti”, che vivono solo di culti, pregano e ascoltano la Parola solo in Chiesa, solo la domenica, nella loro vita manca  il rapporto con Gesù, la comunione con Lui e il risultato è che questi credenti non riescono a sperimentare la potenza di Dio nella loro vita.

Alcuni addirittura peccano, si ribellano, trasgrediscono senza neanche chiedere perdono a Dio.

Dio vuole allargare i nostri confini, operare nelle nostre debolezze, operare nei nostri cuori, allargare la Sua opera in noi.

A volte nella nostra vita ci sono limiti determinati dalle malattie, dalle tentazioni, dai dolori, dacircostanze che ci possono fermare, limitare e, nonostante i desideri siano buoni, noi possiamo impedire a Dio di trasformarci perché  restiamo imprigionati nelle situazioni.

Altre volte ci sono dei sentimenti che si ritraggono nel nostro cuore verso fratelli, genitori, amici, a causa di amarezze, di mancanza di perdono, ci sono territori spirituali che si perdono, abbiamo bisogno di fare la preghiera di Jabets: “Signore allarga  mie confini  fammi riconquistare ciò che ho perso fammi riconquistare quell’ affetto che non provo più “

Dobbiamo andare alla croce, è solo lì che il diavolo è stato sconfitto, lì i peccati sono stati perdonati, le malattie spirituali guarite, alla croce e solo alla croce siamo rialzati.

Jabets mette interamente la sua vita nelle mani di Dio.

“Sia la tua mano con me preservami dal male”, lui  non chiede un aiuto temporaneo, molti credenti cercano Dio solo quando si trovano  nel bisogno. Dio deve occupare il posto più importante nel nostro cuore, deve essere più importante di ogni altra cosa, di ogni altra persona, più importante della propria famiglia, più importante della nostra stessa vita, e solo quando realizziamo le giuste priorità accediamo alla sfera del soprannaturale e vediamo la manifestazione della gloria di Dio.

Jabets desiderava essere uno strumento di Dio.

Due anni fa ho incontrato un fratello carissimo un missionario il quale mi disse: ”Antonio ci dobbiamo abbracciare perché probabilmente non ci vedremo più, parto per una zona dove c’è molta persecuzione e sento nel  mio cuore che non tornerò indietro”

Dopo un anno l’ho rivisto e lui mi raccontato la sua storia in quel paese: “Per molti mesi abbiamo provato a distribuire volantini in quel paese, ma nessuno si fermava, anzi, quando sentivano il nome di Gesù tutti scappavano, per quattro cinque mesi abbiamo continuato nonostante l’insuccesso, ma una sera ero veramente scoraggiato e alle 3 di notte piangevo e pregavo: ”Signore probabilmente non era io lo strumento adatto, ritorno indietro, ho fallito” mentre pregavo all’improvviso sentii bussare violentemente alla porta, ebbi paura,  pensai che stavano venendo a prendermi per uccidermi, apro e vedo una donna con un bambino di 6 mesi tra le braccia, aveva percorso due chilometri per raggiungermi, il bambino era freddo, era morto  e lei mi dice:” Tu mi hai detto che il tuo Dio è vivo voglio vedere adesso”, abbiamo iniziato a pregare, la prima ora non è accaduto niente, dopo due ore non era ancora accaduto niente, ma il mio amico missionario non si è fermato e alla terza ora, mentre la donna era straziata, io sento il suo grido, il bambino era risuscitato, la potenza di Dio era scesa sulla vita di quel bambino, la donna prende tra le braccia il suo bambino e vuole scappare via, ma io l’ho fermata e abbiamo pregato per la salvezza della donna, il Signore l’ha battezzata di Spirito Santo e lei è ritornata  nel villaggio e ha testimoniato della resurrezione, per mezzo di quella testimonianza, l’intero villaggio si è convertito al Signore, in seguito un villaggio dopo l’altro ha riconosciuto la potenza di Dio e tutti si sono convertiti, si è manifestato un potente risveglio, ora in quella zona c’è una comunità di  900 membri.

La vita di Jabets era iniziata male, iniziata nel dolore e nella sofferenza, ma quando lui si presenta a Dio tutto diventa straordinariamente diverso. “Iabes fu più onorato dei suoi fratelli “Un inizio tragico, ma una fine è gloriosa.

Jabets non era un umo importante, non era un uomo celebre e le parole della sua preghiera non erano parole importanti non erano celebri, ma ciò che fu importante, ciò che fu celebre e che rimane celebre ancor a oggi fu la risposta di Dio alla sua preghiera:

“Dio gli concesse quello che aveva chiesto”.

Past. Antonio Imbimbo

 

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